La decisione dell'Asl To3 che getta nel baratro il futuro del CIC è esplosa come un fulmine a ciel sereno, ma – riflettendoci – viene da chiedersi se non fosse proprio questa (la messa in liquidazione) la fine che qualcuno si attendeva. Qualcuno infatti da questa vicenda qualcosa guadagnerà a partire da chi rileverà gli 8 milioni di commesse che il CIC non potrà più onorare.
Un qualcuno che, forse, ha tentato il colpo gobbo, sperando che fosse il Comune di Ivrea a interpretare il ruolo del carnefice: se la scorsa settimana la delibera per il salvataggio non fosse passata in Consiglio comunale, i giochi sarebbero stati fatti e l'amministrazione cittadina si sarebbe vista addossare le colpe per la fine del Cic. Anche per questa ragione ViviamoIvrea ha votato a favore della famosa delibera: per fare tutto il possibile per tentare di salvare 136 posti di lavoro. Un voto di coscienza, quello di Francesco Comotto dettato non da logiche politiche o ideologiche, ma espresso come segno di solidarietà verso i lavoratori e le loro famiglie, cittadini che pagheranno colpe non loro, nella convinzione che all'interno di quell'azienda ci sono le risorse, la tecnologia, la professionalità, le capacità tecniche per farla rinascere.