Un voto espresso, nel contempo, con poca fiducia su quello che sarebbe stato il futuro dell'azienda se fosse rimasta nelle stesse mani, gestionali e politiche, di chi l'ha portata nel baratro. Sia per il parere negativo dei revisori del Comune, sia per la pochezza del piano industriale presentato tanto che, il voto, è stato condizionato all'approvazione di un emendamento che in sostanza chiedeva un radicale cambiamento della gestione sottraendola da inaccettabili condizionamenti politici. Non è confortante, per chi abbia un minimo di dimestichezza con i conti, leggere che l'unica soluzione proposta, per far fronte al problema dello scarso margine di redditività degli ordini sia stata l'aumento del prezzo dei servizi...
Ora, mentre si intona il “De profundis”, vorremmo anche avere qualche risposta:
Chi ha fatto gli accordi con ASM, quando questa società pubblica era già nel baratro (e CIC continuava a fornire servizi che già si sapeva non sarebbero mai stati pagati, per quasi un milione di euro)? E con il CSI, che come ASM ora risparmierà una bella cifra?
E ancora: quanto sono costate le consulenze, fornite da una serie di personaggi, forse non particolarmente capaci visti i risultati, ma certamente fedeli al sistema?
Eppure, tutto questo non è bastato per affondare il CIC. E il Comune di Ivrea si è rifiutato di staccare la spina, probabilmente rovinando i piani di qualcuno.
Così il colpo di grazia lo ha dato l’Asl To3 che a gennaio ha deliberato un incarico per 5,4 mln di euro (non proprio noccioline!) che puntellava il Piano industriale e dava ossigeno per i prossimi quattro anni. Poi, due mesi dopo, il 4 marzo, nell’assemblea definitiva e più volte rinviata, ecco l'annuncio della revoca di tale delibera. Et voilà, le jeux son fait.
Ma un'altra domanda sorge spontanea: perchè non l’hanno fatto prima? A pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca quasi sempre: probabilmente a gennaio c'era la speranza che a staccare la spina fosse il Comune di Ivrea, invece si è dovuto ricorrere al “Piano B”. Ma solo all’ultimo minuto dell’ultima assemblea in modo che non ci fossero più possibilità di rinvio per riordinare le idee e reagire.
Ora, restano le macerie. Resteranno soprattutto per i lavoratori, mentre siamo pronti a scommettere che i “colletti bianchi” non tarderanno a rimettersi in pista, magari con l'appoggio del CSI che già vanta un buon numero di dipendenti di “estrazione politica”, figli e figliastri delle amministrazioni di vario colore che si sono succedute nel corso degli anni e dei decenni.
E la nostra Amministrazione come ne esce? Se all'indomani del voto sul ripianamento, che aveva visto il Sindaco rimanere con 3 consiglieri, abbiamo detto che non volevamo speculare sulla situazione, concentrando la nostra attenzione sull'evoluzione della vicenda CIC, ora crediamo sarebbe opportuno che qualcuno, per una volta, valutasse seriamente la possibilità di assumersi qualche responsabilità “politica” sull'accaduto.
Mentre stavamo per inviare il presente comunicato stampa ci è giunta la notizia che è stato nominato liquidatore della società l'ex presidente del cda Inzirillo. Questo è oltre che inopportuno anche inammissibile visto che il Sindaco aveva il solo chiaro mandato del Consiglio Comunale per votare a favore del ripianamento e della ricapitalizzazione e solo a determinate condizioni tra le quali l'azzeramento del cda.
Negli ultimi mesi il Consiglio Comunale eporediese è stato ripetutamente svilito nonostante l'impegno profuso dai Consiglieri per la risoluzione di problemi creati da altri. Chiederemo immediatamente la convocazione di una Conferenza dei capigruppo per capire quali azioni intraprendere per tutelare la massima espressione democratica votata dal popolo: il Consiglio Comunale.