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Domenica, 20 Marzo 2022 21:00

Nulla sarà più come prima

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Abbiamo sentito queste parole come un mantra nei due anni di pandemia ed ora che, almeno in apparenza, l’emergenza sembra finita entriamo in un’altra emergenza altrettanto grave come una guerra che mette in contrapposizione ciò che è rimasto dell’impero sovietico e la NATO che ci fa ripetere la stessa constatazione: nulla sarà più come prima.

 

Quando queste parole venivano pronunciate all’inizio della pandemia in molti le consideravano di buon auspicio nel senso che si pensava che finalmente la comunità internazionale avrebbe imparato la lezione mettendo mano a quelle condizioni che avevano portato all’insorgere della crisi sanitaria mondiale. Diventati consapevoli che il Covid fosse causa di una gestione dissennata della natura e dell’ambiente che ci circonda si pensava che i potenti della Terra avrebbero saputo intraprendere un radicale cambiamento nella loro azione politica ed invece a oltre due anni di distanza dobbiamo riscontrare che se qualcosa è cambiato è cambiato in peggio.

Neanche superato questo scoglio, peraltro con nulla di scontato riguardo una possibile ripresa dei contagi, ecco che i venti di guerra, da tempo annunciati, sul confine russo-ucraino deflagrano improvvisamente. Dopo i primi giorni di avanzata dell’esercito russo all’interno dei confini ucraini viene detto che quella che Putin credeva potesse essere una guerra lampo di fatto durerà nel tempo e non si sa fino a quando. La domanda che sorge spontanea è: a chi giova il perdurare di questo conflitto? Una su tutte: la lobby mondiale dei costruttori di armi.

Chiariamo subito, senza se e senza ma e senza ombra di dubbio, che questa aggressione ad uno Stato sovrano sia opera di un dittatore ormai delirante, ma non fermiamoci ad un giudizio di pancia e a caldo e proviamo a chiederci se il fantomatico “blocco occidentale” abbia fatto di tutto, dal punto di vista diplomatico, per far sì che questa guerra non iniziasse proprio.

Nel corso delle ultime settimane sono uscite molte analisi, soprattutto dal mondo del giornalismo indipendente, che cominciano a far emergere tutta una serie di contraddizioni che ci dovrebbero far riflettere soprattutto perché nel frattempo in Ucraina, e in molti altri Paesi del Mondo, la gente muore, soffre, deve lasciare tutto e scappare. Solo che nel caso dell’ex Stato sovietico sono puntati oggi i riflettori del Mondo per ingenti interessi geo-politico-economici, mentre di quasi tutti gli altri casi non si sente nemmeno una parola.

Volendo citarne uno, che con l’Italia ha dei tristi ricordi coloniali, è la guerra civile in Etiopia dove ci sono: “migliaia di morti; 5,2 dei 6 milioni di abitanti del Tigray versano in una situazione di insicurezza alimentare; il 91% della popolazione ha estremo bisogno di aiuti umanitari; 100mila bambini rischiano una grave malnutrizione acuta e potenzialmente letale nel corso dei prossimi 12 mesi; sono circa 1,9 milioni gli sfollati”.

Come si è saputo poco o nulla, tornando in Ucraina, sulla strage della popolazione russofona in Donbass nel 2015 quando vennero uccise oltre 14.000 persone da gruppi neonazisti inquadrati nell’esercito ucraino, nel silenzio della comunità internazionale.

Detto questo e per sgombrare nuovamente il campo da fraintendimenti ribadiamo che oggi è chiaro che c’è un esercito invasore e un Paese sovrano invaso e che l’emergenza è far terminare il conflitto per cercare di salvare il maggior numero di vite umane. Oggi abbiamo dovuto apprendere dai media che il numero allucinante di bambini uccisi nel corso di questo conflitto è arrivato a 112 e questo non può che essere considerato un crimine di guerra. Dicevamo che oggi la priorità assoluta è far cessare il conflitto, ma non possiamo cadere nella trappola di pensare che si possa fermare una guerra contrapponendo altre armi e altri eserciti in un’escalation che potrebbe portare ad una reazione a catena con il rischio di un conflitto nucleare che causerebbe con buone probabilità la fine della civiltà sulla Terra. Nonostante questa evidenza e il fatto che la teoria della deterrenza non ha nessuna base concreta che la supporti e potrebbe venire confutata da un bambino invece di disarmare gli eserciti cosa stanno facendo i potenti della Terra? L’esatto contrario così che le spese militari negli ultimi anni sono aumentate a dismisura. Secondo l’ultimo rapporto dell’ENAAT (European Network Againts Arms Trade) e del Transnational Institute il nuovo budget europeo 2021-2027 per la spesa militare è aumentato di 13,6 volte rispetto al precedente con un aumento dei fondi del 1250%. Il budget del Fondo Europeo per la Difesa (EDF) ha così raggiunto la cifra monstre di 8 miliardi di euro per la ricerca e sviluppo di sistemi militari. E siccome non c’è limite al peggio nello stesso rapporto si legge che gli attuali programmi di difesa UE da 600 milioni di euro sarebbero inficiati da conflitti di interesse e accuse di corruzione. L’Italia che in certi campi non è seconda a nessuno in questa partita di contributi per la costruzione di armi è infatti la prima in classifica con il primato del gruppo Leonardo destinatario di ben 28,7 milioni di euro.

Come si diceva prima non bisogna essere un genio per capire che più armi ci sono in giro, sempre più spesso in mano a gruppi di contractor non facilmente controllabili, più alte sono le probabilità che ci si faccia del male. Nonostante questo il Parlamento italiano il 16 marzo scorso, giorno infausto, a stragrande e trasversale maggioranza (391 favorevoli su 421 con solo 19 contrari) ha approvato un Ordine del Giorno della Lega che impegna il Governo ad incrementare le spese militari fino al 2% del PIL passando da una spesa di 25 miliardi di euro all’anno (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi (104 milioni al giorno).

Avremo una sanità allo sbando, infrastrutture colabrodo, scuole fatiscenti, una crisi economica che morde da anni, bollette sempre più stratosferiche da pagare, ma invece di pensare a questi problemi quotidiani dei comuni mortali il nostro Governo si preoccupa di acquistare armi che magari un domani ci verranno pure rivolte contro. Siamo proprio convinti che sia questo il mondo migliore che possiamo lasciare in mano ai nostri figli?

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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