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Venerdì, 28 Dicembre 2018 11:03

Non basta dire Ospedale

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Anche grazie a una nostra mozione, approvata all’unanimità nel Consiglio Comunale del 27 novembre scorso, che metteva in luce alcune delle tante criticità esistenti nella sanità pubblica si sono accesi finalmente i riflettori, a livello locale, su un tema, quello della salute, che riguarda tutti noi e che rappresenta uno dei maggiori costi della spesa pubblica italiana. Costi a volte inutili, spesso abnormi e ingiustificati, per i quali servirebbe un profondo processo di revisione e di riorganizzazione dell’intero sistema e di “pulizia” da evidenti storture, spesso al limite della legalità, come ad esempio la disparità di costo del prezzo dei farmaci. Su questo tema, nel quasi totale silenzio dei media, il 10 dicembre scorso, il Ministero della Salute ha pubblicato il Documento di programmazione della nuova governance farmaceutica che dovrebbe portare ad un radicale aggiornamento del Prontuario dei farmaci le cui ultime modifiche, grazie alla forte resistenza delle case farmaceutiche, risalgono a ben 13 anni fa.

 

Questo documento, elaborato con l’aiuto di un tavolo tecnico di esperti, ha tra gli altri obiettivi quello di: “razionalizzare l’uso dei farmaci, da cui conseguirà necessariamente una riduzione della spesa” così come ha dichiarato il fondatore dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini che ha partecipato alla discussione. Dal lavoro di questa commissione si scopre, come sostiene lo stesso Garattini, che: “Il mercato è saturo di doppioni. Non possiamo avere in Italia 21 farmaci antidepressivi e non sapere se ce n’è uno che funziona meglio degli altri e non è accettabile che il SSN spenda 280 milioni l’anno per la vitamina D che non cambia il numero di cadute né quello delle fratture negli anziani”.Sarebbe auspicabile che la politica cominciasse a ragionare sui fatti e sui dati concreti basandosi esclusivamente sugli interessi della collettività utilizzando quella che Jacopo Fo, dalle colonne del Fatto Quotidiano, definisce: “la logica artigianale delle piccole riforme, che vanno a cambiare meccanismi; non infiammano le piazze e non esaltano i media ma sono sostanziali”.Si tratta di quella strategia dei piccoli passi concreti che noi, nel ruolo di amministratori locali, proponiamo da tempo di utilizzare per la nostra città e per il territorio che la circonda tralasciando le beghe di partito dettate sovente dai palazzi romani o da forti interessi lobbistici privati, finalizzati esclusivamente al business e al profitto a scapito del welfare.Ci sono pure degli esempi virtuosi da seguire ed uno, quello delle gare, arriva proprio dalla nostra Regione che, come scrive Chiara Daina sulla stessa testata sopra citata: “ha risparmiato oltre 41 milioni di euro solo sui maggiori farmaci utilizzati, con una riduzione media di prezzo del 67%. In alcuni casi la spesa si è ridotta fino al 99%: per il bosentan (un antipertensivo) e l’imatinib (un antitumorale), i cui costi unitari sono scesi rispettivamente da 2.210 a 27 euro e da 1.907 a 24 euro. Il trastuzumab (un altro antitumorale) invece è passato da 565 a 163 euro (-71%); l’adalimumab (un antinfiammatorio), da 866 a 293 euro (-66%)”.Viene da chiedersi come sia possibile che un farmaco possa scendere di prezzo da oltre 2.200 euro a 27 euro con una riduzione del 99% e che tutto questo sia considerato normale. Sono numeri che gridano vendetta soprattutto se si pensa quale giro di affari si annida dietro queste storture peraltro emerse in una sola Regione e quindi viene da chiedersi se nelle altre queste diversità ancora esistano.Un'altra iniziativa, facile da applicare, già messa in atto in diversi Stati e da tempo sul tavolo, ma mai attuata, è quella di far vendere alle farmacie solo la quantità di medicine prescritte dalla ricetta medica. Operazione di semplice buon senso che consentirebbe di risparmiare allo Stato, e ai cittadini, parecchi milioni di euro evitandoci inoltre l’assurdità di cassetti pieni di farmaci inutili che sono anche potenzialmente pericolosi perché fino a quando non saranno scaduti ognuno li potrà assumere senza il consiglio del medico.Ritornando alle cose di casa nostra, dopo l’approvazione della nostra mozione nella quale si chiedeva l’istituzione di un tavolo permanente sulla sanità ci saremmo aspettati che le forze politiche si sarebbero unite, accomunate dall’interesse della salute pubblica, mettendo da parte le casacche di partito. Su questa strada è stato organizzato dall’esecutivo un incontro al quale sono state invitate tutte le forze politiche e tutte le categorie di lavoratori in ambito sanitario. Incontro nel quale si è ribadito il concetto della trasversalità politica dell’operazione senza che nessuna voce contraria si sia levata. Incontro che però non ha avuto seguito con l’istituzione e la convocazione del tavolo tecnico istituzionale auspicato dalla nostra mozione.A sorpresa invece, solo qualche giorno dopo, il PD ha organizzato un altro incontro invitando le stesse parti già presenti a quello precedente e puntando il focus del dibattito quasi esclusivamente sulla necessità di costruire in una determinata zona della città un nuovo ospedale. E’ ovviamente legittimo che un partito possa organizzare tutti gli incontri che vuole, ma questo comportamento la dice lunga sull’assenza di volontà di proseguire sulla strada proposta di lavorare tutti insieme nell’interesse della città e della salute dei cittadini. Come tutti sanno in primavera si terranno le elezione europee, ma anche quelle regionali ed è chiaro come su questo tema i vari partiti giocheranno strumentalmente la loro campagna elettorale e così si perderanno ulteriori mesi durante i quali si sarebbe potuto dare vita ad un’azione territoriale incisiva e coesa per portare le vere istanze dell’area presso gli enti superiori.I problemi non si risolveranno certo solo promettendo un nuovo ospedale, cosa che faranno presumibilmente tutte le forze politiche, ma affrontando con convinzione le criticità emerse negli anni e oggi diventate in certi casi non più accettabili. E’ per questo motivo che noi abbiamo proposto e riproponiamo con forza un doppio canale: da una parte chiedere con forza l’inserimento del nuovo Ospedale di Ivrea nel Piano pluriennale di edilizia sanitaria della Regione, ma nel contempo analizzare nel loro complesso tutti i problemi esistenti elaborando una scala di priorità per poi cominciare ad intervenire per migliorare concretamente la qualità dei servizi esistenti.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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