Crescono in città consapevolezza e preoccupazione per il devastante progetto di elettrificazione che interessa il tunnel ferroviario sul Lungo Dora. Progetto descritto, unitamente alla valutazione di realistiche e non impattanti alternative, in precedente intervento.
Nel Programma commerciale 2021 di RFI si legge "La linea Chivasso - Ivrea risulta tra le più critiche per la presenza di numerosi passaggi a livello. Gli interventi saranno finalizzati in particolare al miglioramento della regolarità dei servizi e all'eliminazione dei passaggi a livello più critici" (p. 315). Che la tratta sia “tra le più critiche” è realtà evidente. Che la pur necessaria eliminazione dei passaggi a livello sia misura sufficiente a restituire funzionalità alla linea è tesi insostenibile.
La Serra di Cappai e Mainardis, costruita nel cuore della città, avrebbe dovuto fungere, secondo la volontà dei progettisti, da cerniera tra il moderno della nuova futuristica costruzione e l’antico del centro storico eporediese e tra i frequentatori esterni e i cittadini residenti.
Con la pandemia da coronavirus stiamo vivendo un periodo della nostra vita che mai avremmo immaginato possibile anche solo qualche anno fa. Si tratta di una fase molto critica che una politica disattenta e troppo incentrata sul denaro e sulla ricchezza materiale non ha saputo affrontare con la necessaria determinazione.
Con tutti i media incentrati sull’emergenza covid proviamo ad accendere un faro anche sull’asfittica vita politica della città.
Sono in pochi a ricordare il progetto di una nuova strada, parallela alla SP 228 (ovvero C.so Vercelli per la parte d’Ivrea), ideato nei primi anni ’90. Suscita così un enorme stupore che Città metropolitana e Regione Piemonte abbiano deciso di considerarlo "opera prioritaria".
In tempi di crisi si dovrebbero ridurre consumi e spese ed invece ad Ivrea sta accadendo un fenomeno singolare: scompaiono enti, istituzioni, servizi pubblici.
Volendo citarne qualcuno: l’Agenzia delle Entrate si trasferirà, fino a data da destinarsi, a Ciriè. Motivo del trasloco: l’amianto. E se ne accorgono solo ora? Ricordiamo che si tratta di edifici olivettiani parzialmente ristrutturati prima di essere utilizzati come uffici. Allora l’amianto non c’era?
Qualche anno fa abbiamo perso, in cinica sequenza, i corsi universitari del Politecnico, di Scienze Politiche e di Scienze della Comunicazione. Ha parzialmente fermato l’emorragia l’insediamento di un corso di laurea triennale in Scienze infiermeristiche anche grazie ad un ente creato appositamente per studiare nuovi possibili insediamenti universitari, master, corsi specialistici, ecc.: l’Associazione per gli insediamenti universitari. Ora dopo cinque anni di sostanziale inattività i responsabili di tale inerzia ne chiedono la chiusura.