Molte altre sono le problematiche ambientali che minacciano il Pianeta, ma due vanno evidenziate in modo particolare: l’aumento della popolazione mondiale (nel 2030 si prevede il raggiungimento degli 8,5 miliardi di persone) e il fatto che gli inquinanti, con particolare attenzione alle microplastiche, sono ormai entrati nella catena alimentare. Si tratta di un salto di qualità, ovviamente in negativo, dell’influenza che l’ambiente, così come trasformato dall’uomo, può avere sulla nostra salute. Come sostiene infatti Patrizia Gentilini, medico ISDE (International Society of Doctors for Environment) da anni attiva sul fronte della salvaguardia ambientale e della salute: “Non c’è la consapevolezza che le sostanze tossiche presenti ormai in tutte le matrici ambientali (metalli pesanti, pesticidi, particolato, solventi, diossine), attraverso l’aria, l’acqua, il cibo, la cute, entrano nei nostri corpi, portandoci delle malattie”. Evidenzia anche come: “attraverso il cordone ombelicale gli inquinanti passano dalla madre al feto nel periodo più delicato della vita e possono influenzare non solo l’esito della gravidanza e la salute infantile, ma rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie croniche degenerative nell’adulto quali obesità, diabete, malattie cardiovascolari, neuro-degenerative, cancro”. Riguardo quest’ultima patologia in Italia ormai un uomo su due e una donna su tre si ammalano di cancro e sono in preoccupante aumento i casi sui bambini che evidentemente pagano colpe non loro. A livello globale l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) evidenzia che il 23% delle morti premature può essere attribuito a esposizioni ambientali e che più del 26% di quelle dei bambini sotto i 5 anni (dati 2016) è dovuto a esposizioni ambientali prevenibili.
Altri dati impressionanti arrivano poi dalle disuguaglianze che fanno sì che 800 milioni di persone soffrono la fame e di queste 3,1 milioni di bambini muoiono per denutrizione ogni anno mentre un bambino su 10 è sovrappeso a causa di un’alimentazione eccessiva e scorretta. Lo stesso paradosso lo si può vedere nelle produzioni agro-alimentari dove ad esempio 1/3 della produzione cerealicola mondiale finisce in mangimi per animali e/o biocarburanti sottraendo un bene essenziale per l’alimentazione umana mentre dall’altra parte, rimanendo in Italia, lo spreco alimentare vale 15 miliardi di euro pari allo 0,88% del PIL.
Di fronte a questi dati sorge spontaneo chiedersi cosa abbia fatto e cosa fa la politica. Purtroppo poco, troppo poco, tanto che le tematiche ambientali non si trovano all’ordine del giorno nelle agende politiche dei paesi più potenti della Terra, Italia inclusa.
All'interno della Costituzione Italiana troviamo riferimenti espliciti alla tutela dell'ambiente, seppur ovviamente diversi da come li interpretiamo ai giorni nostri, che si possono ricondurre soprattutto all'art.9 che parla di diritto "alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione…" dove il concetto di paesaggio va inteso in senso lato comprendendo anche la flora e la fauna e quindi l’ambiente più in generale. Il problema è che nel nostro ordinamento giuridico non si rileva un compiuto "status costituzionale” dell'ambiente che non può però addebitarsi ai padri costituenti, ma piuttosto all'incapacità che la politica ha dimostrato negli anni non riuscendo a elaborare una riforma sistematica in senso costituzionale con cui assegnare all'ambiente quel valore irrinunciabile dimostratosi sempre più necessario e impellente. All'art 32 la Costituzione affida poi alla Repubblica la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, pertanto il rapporto instauratosi tra l'ambiente e la salute si caratterizza per complementarietà per via del mantenimento di una salubrità ambientale tale da garantire l'integrità fisica degli individui.
Solamente con la riforma del titolo V della Costituzione, apportata dalla legge 3/2001, viene inserita nel nuovo art. 117 la parola “ambiente”, anche se solo per attribuire, al comma 2, la competenza allo Stato: “sulla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”. Ma di strada da fare ce n’è ancora molta.
Relativamente all’imprescindibile legame tra ambiente e salute il problema principale oggi non è infatti l’aspettativa di vita, che nel corso dei decenni è notevolmente cresciuta, quanto piuttosto l’aspettativa di una vita sana. Come sosteneva Vincenzo Migaleddu, medico attivista in difesa dell’ambiente e della salute, deceduto nel 2017: "Il vero diritto alla salute è il diritto di vivere sani, non quello di curarsi".
Altro tema correlato a quelli sopra citati è quello del consumo di suolo che pur segnando un rallentamento negli ultimi anni, probabilmente più legato alla crisi economica che non ad una maggiore sensibilità ambientale e urbanistica, è ben lontano dal fermarsi. Tra il 2013 e 2015 le nuove coperture artificiali hanno riguardato 250 kmq di territorio, il tutto a fronte di 7 milioni di abitazioni non utilizzate, 700.000 capannoni dismessi, 500.000 negozi definitivamente chiusi e 55.000 immobili confiscati alle mafie.
Il tema è complesso, ma non più procrastinabile e la politica, compresa quella degli enti locali, dovrà attivarsi immediatamente per trovare delle strade alternative basate sulla sostenibilità ambientale e sociale ed è auspicabile che tutti i cittadini facciano la loro parte.
Di questo e di molto altro parleremo giovedi 16 maggio con due candidati alle elezioni europee per la lista Europa Verde e più precisamente Domenico Finiguerra e Antonio Caputo. Il ritrovo è nei pressi del Poliambulatorio alle 18 per poi camminare fino allo Stadio della Canoa prima di raggiungere la sede dell’Associazione Viviamo Ivrea in via Arduino 126 passando per il Borghetto.