Erano certamente altri tempi però il Papa buono, così come veniva definito, aveva le idee molto chiare sulla strada che la Chiesa e la società più in generale avrebbero dovuto intraprendere per allontanare definitivamente gli spettri e le atrocità della seconda sanguinosissima guerra mondiale. Lo caratterizzava una grande umanità e la sua vicinanza ai più deboli, alle persone che soffrono e si adoperò, in un mondo in continuo cambiamento, per favorire il dialogo ecumenico. Famoso anche il suo accorato appello durante la crisi di Cuba che confluì poi nell’enciclica “Pacem in terris” dell’aprile del 1963; universalmente riconosciuta come un messaggio potente non solo per i cattolici.
A guardare come la storia è andata avanti dobbiamo riscontrare che il suo messaggio non è stato recepito soprattutto da chi come la politica, in primis quella che si definiva cristiana, avrebbe dovuto declinare le sue parole: di pace, di cura delle generazioni future, di attenzione verso i sofferenti, per creare una società imperniata sul bene comune, più equa e giusta, meno conflittuale. Ed invece gli egoismi, gli individualismi, gli interessi personali hanno preso il sopravvento su quella visione comunitaria promossa anche da Adriano Olivetti rendendo la politica un’arena ideologica e partigiana nella quale invece del dibattito pubblico basato sui contenuti si è privilegiato lo scontro frontale tra partiti. O di qua o di là, senza mezze misure sempre pronti a demonizzare l’avversario. Guelfi o Ghibellini, solite storie.
Purtroppo questa deriva è continuata ed assistiamo quotidianamente a continue accuse e denunce dell’opposizione di turno nei confronti di chi governa criticando quelle stesse modalità di malgoverno utilizzate quando a governare c’erano loro. Parliamo ovviamente del centro dx, a trazione Forza Italia, e del centro sx, a trazione PD, che si sono allegramente alternati negli ultimi tempi portando il Paese sull’orlo di un precipizio. Causa prima del grande spostamento dell’elettorato verso partiti di rottura che ci ha portati all’inusitato quanto pericoloso governo giallo-verde.
Politica quindi basata su un vincitore e un’opposizione a prescindere indipendentemente dall’interesse generale e dai bisogni della collettività. E dove ci sono di mezzo i partiti questa modalità si è spinta anche negli enti locali dove invece un po’ di sano civismo e un focus sui problemi e i bisogni reali di città e paesi potrebbero far tornare l’Italia un grande Paese all’avanguardia invece di dover tristemente riscontare il nostro posizionamento al 53° posto, su 180 Paesi, dell’Indice di Percezione della Corruzione stilato da Transparency International.
Come detto in apertura le parole del Papa buono sono state pronunciate in un periodo particolare della nostra storia nel quale i temi ambientali ancora non erano alle porte perché l’industrializzazione era ancora poco strutturata, lo sfruttamento delle materie prime molto inferiore, l’inquinamento ancora non preoccupava e la popolazione mondiale era decisamente inferiore a quella di oggi attestandosi sui 3 mld di persone contro i 7,5 attuali.
Alla carezza ai nostri bambini al rientro a casa dopo una giornata di lavoro sarebbe forse utile aggiungere oggi un po’ di dialogo tra le mura domestiche staccandoli da telefonini e videogiochi, spesso violenti, per fare qualche considerazione sull’emergenza climatica, sulla necessità della raccolta differenziata e del riuso, sulla plastica che sta devastando gli oceani entrando addirittura nella catena alimentare, il che farà sì che mangiando i pesci ingeriremo anche la plastica in essi contenuta. Lo stesso accade con ormoni e antibiotici per chi mangia la carne degli allevamenti intensivi.
Non basterà ovviamente parlare ai propri figli per far cambiare le cose, dovremo, noi adulti, impegnarci molto di più di quanto facciamo ora per riportare la politica a svolgere le sue funzioni originarie nell’interesse generale e in un’ottica globale. Non serviranno a nulla nuovi dazi e nuove frontiere di filo spinato, respingimenti e chiusura dei porti, ma sarà indispensabile saper leggere la nuova società e i nuovi bisogni facendo ben attenzione ai rischi ai quali andremo incontro se non ci sarà una svolta nelle politiche pubbliche locali, nazionali e globali.
Si dovrebbe riportare la politica su una strada di dibattito pubblico e trasversale svolto al di fuori delle sedi di partito ridando alle assemblee elettive il compito di trovare soluzioni ai problemi dei cittadini. Problemi oggettivi che in quanto tali non dovrebbero avere colore politico, ma riscontrare rappresentanti eletti capaci di risolverli anteponendo l’interesse generale al particolare.
Purtroppo di strada da fare ce n’è ancora molta e il tempo a disposizione non è illimitato. Noi siamo disponibili a fare un percorso di questo tipo con tutti coloro i quali hanno a cuore i destini: della nostra città, del territorio che ci circonda, delle nuove generazioni, delle fasce sociali più deboli e vulnerabili. Ogni nuova idea è come un seme che prima o poi darà i suoi frutti, non esitiamo a metterlo in terra e ad annaffiarlo; sarebbe un peccato rimpiangere un domani il non averlo fatto.