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Martedì, 18 Giugno 2019 15:40

Restiamo umani

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Quando accadono eventi drammatici come quello del tentato furto ad una tabaccheria di Pavone Canavese, costato la vita ad un giovanissimo ragazzo moldavo, probabilmente il silenzio sarebbe la migliore soluzione; almeno fino quando gli organi competenti non abbiano fatto chiarezza sull'accaduto e la giustizia non abbia fatto il suo corso. A maggior ragione silenzio e cautela dovrebbero essere utilizzati da chi riveste ruoli istituzionali, e quindi pubblici, nel tentativo di smorzare i toni e di far passare la discussione dalla pancia alla testa.

Ciò che ha colpito di questa tristissima vicenda è stata la violenza, per fortuna solo verbale, di dichiarazioni e comportamenti che ci fanno tornare indietro fino ai tempi in cui non esisteva uno Stato di diritto e ognuno poteva, non avendo altre possibilità, farsi giustizia da solo. Un salto triplo all'indietro che ci riporta alla legge del taglione, alle lapidazioni in piazza, alla giustizia sommaria. Secoli di dibattiti: sull'utilizzo legittimo della forza, sulla necessità di dotarsi di regole riconosciute da tutti, sulla costruzione di una società equa e giusta nella quale ogni persona, di qualunque provenienza, sesso, livello sociale avesse il diritto ad un trattamento dignitoso ed umano, sembrano essere passati invano. Non sono servite a nulla guerre, costituzioni democratiche, l'unificazione europea, trattati di pace, organismi internazionali per la pace e la giustizia, la carta fondamentale dei diritti dell'uomo se è bastato un episodio di cronaca nera per portare alla luce un clima di odio generalizzato e giustizialista.
Alla luce di quanto visto e sentito in questi ultimi giorni avevo pensato di non scrivere nulla su questa vicenda, ma poi mi sono detto che non possiamo tacere di fronte alla deriva civile e morale alla quale stiamo assistendo da un po' di tempo esacerbata da parole e gesti irresponsabili anche di alte cariche dello Stato.
Non mi presto al gioco al massacro di schierarmi da una parte o dall'altra perchè in questa vicenda non ci sono una vittima e un eroe, ma ci sono solo vittime. Vittima è un ragazzo di appena 23 anni, con moglie e una figlioletta di due anni, ucciso in un Paese dove era venuto a cercare fortuna, vittima è un commerciante che, esasperato da continui furti, ha preso una decisione, quella di premere il grilletto di una pistola, che peserà per sempre sulla sua coscienza. Riguardo a quest'ultimo io credo che se lo si vuole veramente aiutare sarebbe meglio stargli vicino, al di fuori del clamore e degli slogan, per capire cosa lo abbia spinto a compiere quel gesto e se lo rifarebbe.
In termini più generali questa vicenda, passato il momento della rabbia e dello sgomento, dovrebbe aiutarci a ragionare sul perché siamo arrivati a questo, sul perché oggi molte persone credono che sarebbe utile farsi giustizia da soli anche al di fuori della legge. Ci avvieremmo in una spirale pericolosissima che ci porterebbe al di fuori delle regole costituzionalmente stabilite che, se non più riconosciute, potrebbero trasformare l'Italia in un Far West.
Tornando alla nostra vicenda, dopo avere acquisito maggiori notizie, il mio primo pensiero è andato a quella piccola creatura di due anni che non conoscerà mai suo padre e quella giovane moglie che non lo vedrà più tornare. Moldavo, italiano, albanese, senegalese cosa cambia? Siamo tutti uomini e donne che dovrebbero avere, in una società veramente evoluta, uguali diritti, uguali doveri e uguali possibilità di elevazione sociale. Ciò che ci differenzia veramente è solo il luogo dove nasciamo perché ogni vita, ogni storia e ogni gesto che compiamo deriva dalla situazione in cui nasciamo e cresciamo e se le condizioni di vita sono insostenibili è legittimo che si cerchi di cambiare aria. L'hanno fatto milioni di italiani emigrati nei quattro continenti, non c'è Paese al mondo che non abbia accolto qualche nostra immigrato. E tra questi c'è stato chi ha fatto fortuna e chi magari ha preso una strada non giusta.
Ion avrà anche sbagliato a cercare di rubare, ma per questo possiamo condannare a morte una persona? Pare che il possibile bottino fosse di 2.000 euro. E' questo il prezzo di una vita? Io credo che poche certezze ci siano nell'agire umano, ma se viene meno il concetto della sacralità e dell'inviolabilità della vita altrui rischiamo un ritorno alla barbarie e di certo non sarebbero bei tempi.
Come non mi permetto di giudicare, non spetta certo a me, le due vittime della vicenda non mi lascio trascinare dall'agone politico-ideologico che spinge a puntare il dito su un unico responsabile della pesante situazione socio-economica in cui versa l'Italia. L'attuale Ministro degli Interni avrà certamente le sue colpe, ma la situazione che viviamo oggi e che ha portato al tragico episodio arriva da lontano, da governi di destra, di sinistra e di centro nessuno escluso. La povertà, la disoccupazione, l'abbandono scolastico, lo smantellamento continuo dei servizi pubblici (scuola e sanità tanto per citarne due), lo sgretolamento del welfare, una giustizia con tempi biblici, il depotenziamento delle Forze dell'Ordine, la finanziarizzazione dell'economia, l'inquinamento e i cambiamenti climatici, l'evasione fiscale, le terre dei fuochi e la gestione malavitosa dei rifiuti, la sottovalutazione del fenomeno dei femminicidi, l'abbandono a loro stesse delle periferie, sono tutti problemi mai affrontati seriamente e che hanno creato nel tempo un terreno di coltura per una guerra tra poveri, per una società che non si fida più dello Stato che la dovrebbe regolare e proteggere.
Passato lo sbigottimento del momento ciò che ci lascia la tragica vicenda di Pavone Canavese sono due sole certezze: uno Stato debole e da ricostruire in fretta e gli occhi tristi di una bimba che non vedrà mai più suo padre. Da dove ripartire in una tale drammatica situazione? Come diceva l'attivista e pacifista Vittorio Arrigoni: "restiamo umani" anche nel momento della tragedia. Solo da lì, facendo riemergere la nostra umanità perduta, potremo pensare di risollevare le sorti di un mondo che pare avviato all'autodistruzione.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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