L’assenza più eclatante, che è la stessa della quale accusavamo la precedente Amministrazione, è la totale mancanza di una visione politica, di un progetto complessivo in grado di portare la città nel futuro prossimo prima che anche l’ultimo giovane, l’ultima azienda, l’ultimo operatore culturale, l’ultimo esercizio commerciale di prossimità se ne vadano verso luoghi più accoglienti e attrezzati per gestire la complessità della società del terzo millennio.
Ciò che abbiamo visto al posto di un’auspicabile programmazione pluriennale, concertata e partecipata, è una rincorsa a gestire le emergenze, a tamponare le falle che inevitabilmente si aprono quando non ci sono un chiaro disegno di mantenimento in efficienza dello status quo e una visione politica in grado di anticipare i tempi e di conseguenza i problemi che altrimenti ci si prospetteranno: emorragia di giovani verso l’esterno, svuotamento del centro storico, depauperamento del patrimonio immobiliare, chiusura di servizi pubblici, eccessivo tasso di inquinamento con aumento delle patologie ad esso correlate, mobilità caotica e pericolosa, mancato sfruttamento turistico della città e del territorio circostante, continue crisi aziendali.
Uno degli elementi che maggiormente stride con le aperture iniziali nei confronti della minoranza per una gestione della res publica più condivisa e partecipata è l’arroccamento di Sindaco, Giunta e Capo di Gabinetto in una torre d’avorio così che nulla viene condiviso con il resto del Consiglio Comunale nonostante si tratti dell’organismo nel quale siedono i rappresentanti eletti dai cittadini eporediesi. Ma è normale che in una città delle dimensioni di Ivrea ci debba essere un soggetto esterno non eletto e strapagato (coi soldi dei cittadini) che sostituisce di fatto nelle loro funzioni i componenti dell’esecutivo, Sindaco compreso?
Si sa, ma è utile ripeterlo che mentre i consiglieri sono eletti e rappresentano un certo numero di cittadini gli assessori, e nel nostro caso anche il Capo di Gabinetto, vengono nominati direttamente dal Sindaco indipendentemente dall’aver ottenuto più o meno voti o aver preso parte alle elezioni. E’ alla luce di questo che la legge attribuisce al Consiglio Comunale (maggioranza e minoranza) il controllo dell’operato della giunta e l’elaborazione delle linee di indirizzo politico del mandato amministrativo.
Passato un primo anno e mezzo durante il quale la scusa della scarsa conoscenza della macchina amministrativa era la giustificazione più gettonata per negare l’assenza di politiche pubbliche degne di tale nome ora tale grave mancanza sta diventando eclatante. L’emergenza sanitaria è servita a mettere ancora più in evidenza questa pesante criticità tanto che prima del 4 maggio abbiamo scritto una lettera aperta ai consiglieri comunali e al Sindaco in chiave propositiva evidenziando la necessità di elaborare progetti e iniziative da mettere in atto appena iniziata la Fase 2. E invece nulla si è mosso tanto che in alcune commissioni in video conferenza svoltesi la scorsa settimana è stato tutto un sentirsi dire: “vedremo, sentiremo, valuteremo”, ma la percezione che ne esce è che non ci sia la minima progettualità per affrontare i prossimi mesi e anni con la giusta intraprendenza e coraggio. E quindi nulla sul sociale, nulla sull’istruzione e la scuola più in generale, nulla sulla cultura, nulla sulla viabilità, nulla sull’ambiente, nulla sul turismo, nulla sulle misure economiche da mettere sul piatto per uscire dalla crisi.
Invece di utilizzare questo periodo di sospensione forzata per elaborare proposte, rivedere alcune scelte sbagliate ci si è limitati a gestire l’emergenza, e ben venga, ma senza pensare al futuro. Così molte delle problematiche che si erano palesate ad inizio anno ce le ritroveremo sulla strada quanto prima. Tanto per fare qualche esempio citiamo: il pasticcio del centro cottura miseramente naufragato, la chimera del visitor center dell’Unesco del quale non si sa più nulla e nonostante tutto il tempo passato dal riconoscimento ufficiale, la messa in sicurezza della Biblioteca Comunale, del Mercato e del Ponte XXV aprile, la mancanza di idee per una ricollocazione del Tribunale e dell’Ospedale, lo stop alla rimozione dell’amianto dalle strutture pubbliche, l’elaborazione di un Piano di Viabilità con un chiaro indirizzo verso una mobilità sostenibile (piste ciclabili e pedonali, car sharing, noleggio di biciclette e monopattini elettrici, rivisitazione completa del trasporto pubblico urbano) e molto altro.
Dopo numerosi solleciti finalmente oggi, martedì, si terrà il primo Consiglio Comunale post covid dopo quello del 22 gennaio scorso, ben 4 mesi dopo e la novità qual è? Che non sarà pubblico perché essendo in video conferenza nella città dell’informatica non si riesce, a detta dell’Amministrazione, a trovare una modalità per mettere online la diretta rendendolo in tal modo visibile ai cittadini, quindi pubblico, come previsto dal Regolamento. Inutile dire che in molti altri Comuni hanno già tenuto diversi consigli comunali rendendoli accessibili a tutti in diretta. Oltre il danno c’è anche la beffa: questo primo Consiglio Comunale dalla fine del lock down a parte un numero infinito di interpellanze, diverse delle quali già superate, sarà incentrato sulla ratifica di tre delibere della Giunta assunte in piena autonomia e senza ascoltare il parere di quei consiglieri comunali ai quali oggi si chiederà di approvarne i contenuti. Non è certo questa la strada che i cittadini si aspettavano di vedere dopo aver riposto la loro fiducia nell’attuale compagine di governo della città.