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Lunedì, 22 Giugno 2020 23:19

Dai sogni agli incubi

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Il 15 giugno scorso si è svolto, dopo mesi di inattività, il secondo Consiglio Comunale post covid, rigorosamente in video conferenza sul web. Ci chiediamo cosa ancora si aspetti per consentire lo svolgimento “in presenza” delle assemblee cittadine così come già si fa, tanto per fare un esempio, in Parlamento.

Se ci fosse la volontà di procedere in tal senso, e se si reputa che la sala Consiglio non sia sufficientemente ampia, basterebbe cercare un luogo alternativo per contenere le 20/25 persone che dovrebbero presenziare pur mantenendo tutte le distanze del caso. Ma la realtà è che non si vuole, meglio un collegamento internet dove il dibattito viene snaturato e depotenziato all’ennesima potenza e dove i “suggeritori” di una maggioranza inesistente, fuori dal raggio d’azione delle telecamere, spargono veline e post su whatsapp come se piovesse.

Basta uscire di casa per vedere come il distanziamento sociale (non) venga rispettato e questa certo non vuole essere una scusante per aggirare le regole, però un minimo di equilibrio e di coerenza servono perché: o è socialmente pericoloso creare “assembramenti”, e allora si fa in modo che non si creino, oppure diventa imbarazzante vietare riunioni dove i partecipanti possono tranquillamente agire in piena sicurezza. Sono stati finalmente riaperti cinema, teatri, parchi divertimento, piscine possibile che un Consiglio Comunale sia un’attività così pericolosa?

E’ inquietante vedere come la pandemia abbia accentrato un po’ in tutto il mondo il potere nelle mani di pochi che fanno e disfano, tramite i loro esecutivi, senza considerare regole e prassi democratiche costate sudore e sangue a intere generazioni.

Purtroppo questa fase post covid, grazie ad una politica inetta e inconcludente, sta vedendo trasformarsi velocemente i sogni (di un cambiamento ambientalmente e socialmente sostenibile imperniato sul Bene Comune), nei peggiori incubi con poteri forti e potentati economici mondiali a dettare la linea a governi capaci solo di chinare la testa in nome del mero profitto e interesse privato.

Non esiste più un dibattito politico propedeutico all’assunzione di decisioni di interesse collettivo, ormai “si prende atto”, e, peggio ancora, non tanto di iniziative di elaborazione politica, ma di pensate di fantomatici esperti scelti in maniera unilaterale dai vertici. Esperti che non essendo stati eletti da nessuno non si sa quali interessi perseguano, fatto sta che come primo atto di ogni task force fino a qui costituita hanno pensato bene di farsi esentare a priori da eventuali responsabilità per il loro operato.

Siano essi il supermanager Colao, piazzato nella sala dei bottoni a dettar la linea a Conte o il Capo di Gabinetto Lavarini, già massone, per pianificare l’attività della maggioranza eporediese non si sa bene su quali basi o visioni politiche o se come megafono di qualche parlamentare locale.

Siamo al capolinea della democrazia se la classe politica, eletta dai cittadini, non è nemmeno più in grado di elaborare politiche pubbliche degne di tale nome per rispondere alle necessità di cittadini che si riscoprono importanti solo in tempo di elezioni. Tralasciamo in questa sede il compitino del supermanager, condito da ampi suggerimenti di parte “privata”, che ha partorito un elenco che avrebbe potuto stilare uno studente al secondo anno di scienze politiche e portiamo lo sguardo a casa nostra tornando da dove siamo partiti: dal Consiglio Comunale del 15 giugno.

E’ stato presentato il Rendiconto 2019 che essendo un bilancio consuntivo dovrebbe essere un documento oggettivo che fotografa lo stato di avanzamento e di realizzazione di quanto preventivato in precedenza e invece abbiamo assistito alla solita elencazione di numeri senza un minimo di analisi critica di entrate e spese. Alle molte domande poste e criticità da noi evidenziate non sono seguite risposte né dettagliate né convincenti e ciò che è balzato subito agli occhi è il divario tra quanto ipotizzato per gli investimenti e quanto effettivamente realizzato/speso. Nulla delle fantasmagoriche opere promesse, ma una mera rincorsa all’emergenza tamponando qua e là il degrado del patrimonio immobiliare pubblico con interventi  di manutenzione straordinaria in parte ereditate dalle amministrazioni precedenti, ma delle quali l’attuale Amministrazione era certamente al corrente. Ciò che è venuto alla luce è la totale assenza di programmazione in ambito di investimenti e l’incapacità di questa Amministrazione di fare delle scelte di medio e lungo termine sulle quali puntare invece di continuare a promettere miracoli come in una perenne campagna elettorale.

Poco o nulla è poi stato fatto sul problema maggiore dell’attuale bilancio della città di Ivrea e cioè l’eccessiva mole di “residui attivi e passivi” (rispettivamente 11 e 6 milioni di euro) ed un “Fondo crediti di dubbia esigibilità” cresciuto a  dismisura negli ultimi anni che oggi tocca quasi gli 8 milioni di euro, drenando importanti risorse ad un “Avanzo di amministrazione” di 12,4 milioni. Questi sono i principali problemi sui quali ci si sarebbe dovuti concentrare, ma per ora abbiamo sentito solo parole e promesse. Un altro nodo critico del bilancio, già evidenziato in sede di preventivo, è quello di poste in entrata né certe né realistiche che servono solamente a promettere opere che inevitabilmente non si potranno mettere in cantiere per la mancanza di fondi. Una su tutte gli oneri di urbanizzazione che  nonostante un trend nel biennio 2017-2018 di 300.000 e 580.000 euro sono stati ipotizzati per il triennio 2019-2021 con entrate previste di 900.000, 800.000, 750.000 che è facile ipotizzare non si incasseranno mai.

In conclusione possiamo dire che questo bilancio consuntivo non dà certo l’idea di un’Amministrazione con le idee chiare sia sulle politiche pubbliche in genere sia sugli investimenti. Nel nostro intervento in Consiglio Comunale abbiamo rimarcato come alle luce delle risorse realisticamente disponibili si dovrebbe puntare su una/due opere di rilievo nel quinquennio (ora solo più triennio) e poi marciare speditamente invece di continuare a rimpallare notizie discordanti riguardo tutta una serie di interventi, a partire dal palazzetto dello sport continuamente evocato dal Sindaco, ma non ancora presente sulla carta in nessun documento contabile.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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