Giorno dopo giorno gli effetti del cambiamento climatico globale si palesano con sempre maggior frequenza sotto i nostri occhi. Gli allagamenti dei giorni scorsi sono l’ennesima prova che una sorta di tropicalizzazione del clima fa sì che basti un giorno di pioggia per rendere i corsi d’acqua degli strumenti di distruzione. Intere vallate sono state tagliate fuori dal mondo per il crollo di ponti o smottamenti e volendo rimanere in ambito cittadino la Dora Baltea è fuoriuscita a valle del Ponte Vecchio causando ingenti danni. Situazioni già vissute delle quali si è parlato per anni e sono anche state spese ingenti risorse e questi sono i risultati.
In queste occasioni spesso tende a prevalere lo sconforto perché ci si sente inermi ed invece questi eventi ci dovrebbero spingere ad agire, ad attivarci per apportare un contributo, ognuno nel proprio piccolo, al bene comune. Bisogna superare la convinzione, inculcataci nel tempo, che qualcuno, poi, ci penserà perché sarebbe l’errore più grande che si potrebbe fare.
Un altro errore da non commettere è quello di credere che sia solamente il Governo centrale a dover risolvere i problemi, compresi quelli di livello territoriale, ma non può funzionare così soprattutto in un Paese come l’Italia che possiede delle enormi differenze tra regione e regione e tra territorio e territorio.
Quanto sopra per dire che il coinvolgimento dei cittadini nell’elaborazione di politiche pubbliche sostenibili in grado di risollevare il Paese è diventato necessario e non procrastinabile. I vecchi schemi della politica, nati nei secoli scorsi, oggi non sono più adeguati a un mondo che cambia continuamente e che richiede una dinamicità di pensiero e di azione sconosciuta all’attuale classe politica, figlia di partiti che non rappresentano più nessuno e, spesso, nemmeno loro stessi. I partiti sono necessari, sia chiaro, a livello nazionale, ma per ciò che riguarda i territori e gli enti locali servirebbe trovare delle forme di aggregazione civica in grado di valutare situazioni, bisogni, problemi, per ricercare, qui ed ora, le migliori soluzioni mettendo da parte anacronistiche posizioni ideologiche e vincoli di appartenenza inadeguati alla contemporaneità.
Per fare un esempio concreto prendiamo la questione dell’ampliamento dell’Ospedale Civico, sbandierato con enfasi sui giornali qualche mese fa, per il suo adeguamento alle regole dettate dalla Regione per preparare la struttura a una possibile ripresa dei contagi covid. Questione da noi portata all’attenzione dell’ultimo Consiglio Comunale tramite una mozione che è stata approvata all’unanimità. E’ stato elaborato un progetto, poi approvato dalla Regione, per il quale è stato detto esistessero anche le risorse economiche che si aggirano sugli 800.000 euro. Per poter far partire i lavori la struttura ospedaliera ha quindi smantellato uno degli spazi già attrezzati per la gestione covid della primavera scorsa togliendo attrezzature e spostando il personale in altri reparti, il che vuol dire: meno letti rispetto a prima.
Fatto tutto questo, con gli enormi disguidi che ne sono conseguiti, dall’ALS TO4 e dalla Regione arriva la notizia che i fondi non ci sono più e che i lavori, forse, partiranno in primavera. E qui invece di fare massa critica a livello territoriale, come richiesto con la nostra mozione, i partiti riescono a inscenare una pantomima non degna della gravità della situazione accusandosi reciprocamente della vergognosa situazione e intanto il tempo passa. Il cento destra, che governa la Regione, accusa il centro sinistra, che con i cinque stelle governa la Nazione, di essere il colpevole mentre gli altri accusano la Regione. Un teatrino indegno che non fa certo riapparire i posti letto eliminati per far aprire il cantiere.
Con la nostra mozione, che ribadiamo è stata approvata all’unanimità, abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza cercando di uscire dalle secche di un dibattito solamente ideologico. La competenza della sanità è in capo alla Regione che è anche l’ente che ha richiesto alle varie ASL di proporre progetti di adeguamento per gestire al meglio la pandemia senza dimenticarsi ovviamente di tutto il resto che per l’Ospedale di Ivrea vuole anche dire, tra le altre cose: risolvere i problemi della pediatria, della cardiologia, del pronto soccorso e via discorrendo. L’ASL TO4 il progetto l’ha predisposto ed è anche stato approvato in linea tecnica dalla Regione che dovrebbe gestire anche le risorse economiche per cui una volta approvato, e verificatane la copertura, i lavori sarebbero dovuti partire immediatamente e invece ci troviamo senza un cantiere aperto, con un reparto smantellato e con la pandemia e l’influenza comune che bussano alle porte oltre una lista d’attesa infinita per tutta una serie di interventi, visite specialistiche, esami diagnostici sospesi per colpa del covid 19. Poi è ovvio che se i fondi arrivassero dallo Stato sarebbe una bella boccata d’ossigeno però i soldi per le infrastrutture e gli investimenti la Regione li ha per cui sarebbe il caso che la smettessero di rimpallarsi colpe preoccupandosi piuttosto, tutti insieme, di far partire i lavori.
Per superare questo pericoloso stallo, nella mozione abbiamo proposto al Sindaco e alla Giunta di attivarsi per convocare l’Assemblea dei Sindaci e una o più Commissioni consiliari e/o Conferenze dei Capigruppo per elaborare, in maniera trasversale, un atto deliberativo da portare in Consiglio Comunale con il quale richiamare la Regione ad assumersi le proprie responsabilità facendo immediatamente partire i lavori promessi. Per rendere questa iniziativa più incisiva ed essendo l’Ospedale di Ivrea una struttura di territorio sarebbe anche il caso di proporre una stessa delibera, da predisporre insieme, a tutti i Comuni dell’ASL TO4 (che sono quelli dell’Assemblea dei Sindaci su richiamata) per avere un maggior peso contrattuale. La mozione è stata approvata all’unanimità; chissà che almeno questa volta venga considerata seriamente e riesca a dare i propri frutti, sarebbe un bel segnale per la città.