E così le scelte autoritarie, prese in nome di un’interminabile emergenza, non si possono nemmeno mettere in discussione, si possono solo subire senza uno straccio di dibattito né a livello nazionale né a livello regionale e lo stesso vale per il livello locale dove ormai da mesi i consigli comunali si svolgono miseramente dietro a un video.
Mentre ci sono gli ospedali pieni in ogni ordine di posto, le sale di terapia intensiva che si avvicinano alla saturazione, il personale sanitario sfibrato dalla seconda prevedibile ondata, le scuole praticamente chiuse, un numero di morti elevato come non mai, quali sono le due questioni delle quali maggiormente si discute ai piani alti della politica? Il colore delle regioni e cosa si potrà fare o non fare nei giorni di Natale e Capodanno. Poi se nelle RSA dilagano i contagi e i morti e in tutte le strutture sanitarie il personale non è sufficiente per poter gestire la situazione ed è sottoposto a turni massacranti, sempre in prima linea e ad elevato rischio di contagio, non importa, l’importante è capire se potranno riaprire le piste da sci. Non si vuole certo banalizzare la crisi economica che la pandemia ci sta mettendo di fronte, ma possibile che non si possa mettere in fila le priorità da perseguire in cima alle quali ci deve stare la salute dei cittadini? Per un semplice quanto banale motivo: senza la vita e la salute tutto il resto semplicemente non esiste. Certo la situazione è complessa, ma la politica, a tutti i livelli, non fa nulla per semplificarla. E’ come se il covid non fosse mai arrivato facendoci capire che siamo arrivati al capolinea di una società che fa della disuguaglianza e della distruzione dell’ambiente il proprio mantra. Grandi proclami su green-deal, recovery fund, mes e chi più ne ha più ne metta, ma poi gli ospedali continuano a essere pieni, i contagi a livelli troppo elevati, le scuole chiuse, giovani barricati in casa da un’eternità senza una prospettiva di futuro prossimo.
Si tratta di un problema generalizzato e inedito che non si può affrontare con le stesse armi già inefficaci nel passato. O la politica fa un salto triplo in avanti, cosa difficilmente verificabile alla luce del livello delle attuali classi dirigenti, oppure si arriverà presto a una iattura difficilmente sanabile.
Lo scollamento dalla realtà lo si può vedere anche a livello locale dove si continuano ad affrontare problemi nuovi con risposte e metodi vecchi con la scusa, ormai non più credibile, che si tratta di questioni che competerebbero ai livelli istituzionali superiori. E così sanità, scuole, viabilità pubbliche versano in uno stato disastroso e nulla si fa per sollecitare chi di dovere a darsi una mossa.
Prendiamo lo scempio della sanità pubblica al quale abbiamo dovuto assistere fin dalla prima ondata. Nulla, o poco, è stato fatto sia dal punto di vista dell’edilizia sanitaria che dal punto di vista dell’assunzione di personale. Nell’ultimo Consiglio Comunale abbiamo presentato un’interpellanza che chiedeva al Sindaco, in qualità di Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’ASL TO4, di rispondere ad alcune domande che poniamo da mesi riguardo la gestione e l’organizzazione dell’Azienda Sanitaria. Abbiamo anche chiesto in premessa che eventuali risposte venissero suffragate da documentazione scritta perché di parole al vento ne abbiamo sentite fin troppe. Nulla di tutto questo è accaduto e tutte le risposte sono state evasive rimandando a un indefinito futuro maggiori dettagli nonostante le richieste fossero semplici semplici.
Alla richiesta di sollecitare i vertici dell’ASL a far partire immediatamente i lavori che si sarebbero dovuti eseguire a maggio è stato risposto che il commissario Arcuri ha firmato l’appalto degli stessi il 2 novembre. Questo esempio di inaccettabile inefficienza a tutti i livelli chi lo racconta ai parenti delle persone decedute nelle seconda ondata? In un precedente Consiglio Comunale è stato detto dalla maggioranza che la colpa era tutta del Governo nazionale e che non c’erano i fondi a livello regionale. E allora come si spiega che l’ASL TO4 a ottobre ha deliberato un aumento del budget 2020 da destinare a una clinica privata pari a un milione di euro (da 16,5 mln a 17,5) non si sa bene per cosa, che è decisamente superiore agli 800.000 euro necessari a eseguire i lavori nell’Ospedale civico?
Nemmeno alla richiesta dei numeri del personale sanitario pre e post prima ondata ci è stata consegnata documentazione cartacea. Sono stati snocciolati a voce alcuni dati su nuove assunzioni senza una tabella che spiegasse se si trattava di operatori a tempo determinato, indeterminato, consulenti esterni, personale a gettone. Poi leggiamo nella recente relazione della Corte dei Conti che il Piemonte è uno dei fanalini di coda a livello nazionale in tema di accrescimento del personale pubblico. E’ utile ribadire che tutto quanto richiesto è documentazione obbligatoria e pubblica e se non viene resa disponibile qualcuno ne dovrebbe rispondere.
Abbiamo chiesto se esista un Piano di riorganizzazione dell’Ospedale cittadino e ci è stato risposto che una dirigente ne ha garantito l’esistenza, ma non abbiamo visto nulla. E intanto in quella struttura si è fermato niente meno che l’impianto dell’ossigeno che solo per una serie di coincidenze fortuite e la prontezza del personale sanitario non ha causato una strage. Gli operatori sanitari da mesi sono sotto pressione, diversi di loro si sono positivizzati, ma di nuove assunzioni, almeno per compensare le uscite, non ce ne sono state.
L’ultima richiesta, ripresa da un’ormai datata mozione, era di portare in Consiglio Comunale una delibera che definisse con chiarezza e determinazione la posizione della città di Ivrea sull’ubicazione del nuovo Ospedale, ma anche questa è rimasta lettera morta con la promessa di produrla al prossimo Consiglio Comunale, quando probabilmente i giochi saranno già fatti.
Questa è la politica in tempi di pandemia e proprio non si vedono prospettive per un salto di qualità che ci possa far intravedere uno spiraglio di luce nel profondo buio in cui siamo sprofondati.