Una politica mediatica e inconcludente che di certo non rappresenta i cittadini basandosi quasi esclusivamente su posizioni ideologiche o peggio ancora basate sull’ambizione personale. Una politica che vive di slogan e di boutade dell’ultima ora sempre in rincorsa dietro l’emergenza di turno spesso auto-generata dall’inefficienza e dall’incompetenza. Altro che bene comune e interesse collettivo.
Cosa voglia dire vivere in continua emergenza lo vediamo bene tutti ora che la pandemia ci ha fatto rintanare in casa senza la possibilità di confrontarsi dal vivo piuttosto che di radunarsi o di scendere in piazza. Una vita politica senza dibattito pubblico non è sana, non è realistica, non è credibile e infatti a chi oggi governa a tutti i livelli, dal nazionale al locale, fa molto comodo non dover rispondere alle legittime istanze delle minoranze e dei cittadini trincerandosi dietro le restrizioni imposte per il contenimento del contagio. E’ così che tra un Consiglio Comunale in video-chat e una Commissione consiliare in remoto il confronto politico diretto e partecipato è pari a zero.
La Politica nella quale crediamo noi, quella con la P maiuscola, è invece fatta di concretezza, realismo, responsabilità istituzionale, capacità di ascolto, acquisizione ed elaborazione dei dati, verità, dibattito aperto e costante, organizzazione, rispetto delle minoranze, risoluzione dei problemi e sobrietà nella comunicazione. Purtroppo le attuali modalità sono agli antipodi da questo modo di intendere e di vivere la politica e ci tocca continuamente assistere a prese di posizione personali amplificate da una stampa sempre meno libera e sempre più legata al volere dell’editore di turno inevitabilmente legato a una corrente piuttosto che a un’altra.
Tornando al nostro ospedale è da più di vent’anni che si parla di costruirne uno nuovo sostituendo quello attuale che ha svolto mirabilmente il suo compito nel tempo, ma che oggi presta il fianco a una serie di criticità legate in buona parte alla difficoltà di ampliamento e sulle difficoltà per raggiungerlo causate da una viabilità sempre più caotica e disorganizzata. Nel tempo sono stati fatti studi, simulazioni, dibattiti, senza mai trovare una sintesi a livello territoriale in modo da mettere sul tavolo della Regione, a cui spetta la competenza sull’edilizia sanitaria, una posizione unitaria a livello territoriale. Contando che l’ASL TO4 conta già sul suo territorio, oltre quello di Ivrea, Cuorgnè, Castellamonte, altri due Presidi ospedalieri e cioè quello di Chivasso e quello di Ciriè-Lanzo il ragionamento si dovrebbe limitare ad Ivrea e all’Alto Canavese.
Una volta inquadrato l’ambito territoriale sul quale ci si dovrebbe concentrare si tratta di ragionare quale tipo di struttura meglio si adatterebbe a un territorio frammentato ed eterogeneo come quello interessato. Fatte queste debite premesse ci si sarebbe dovuti preoccupare di procurarsi dei dati legati al numero e alla tipologia degli utenti, alla viabilità e alle strutture esistenti, alle aree già urbanizzate disponibili, al quadro epidemiologico specifico del territorio e tutto quanto necessario per dare vita ad un’analisi approfondita finalizzata all’elaborazione di una proposta condivisa dal territorio interessato. E invece da decenni la politica territoriale non riesce a trovare un accordo per campanilismo e per la mancanza di una visione di area vasta. Le ultime vicende sul tema sono sconfortanti: la Conferenza dei Sindaci dell’ASL TO4, presieduta dal Sindaco di Ivrea, decide tempo fa di istituire una commissione ristretta a 16 sindaci che dopo essersi radunata un paio di volte sembrava aver trovato una convergenza sull’area ex Montefibre. Dopo mesi di discussioni, prima della riunione decisiva ecco arrivare una dichiarazione ad orologeria della senatrice Tiraboschi di Forza Italia, mentore del Sindaco di Ivrea, che spariglia le carte e fa sì che alcuni sindaci rimettano tutto in discussione. Ora leggiamo che nei primi giorni di dicembre verrà presa una decisione che potrebbe anche essere quella, che ora appare la più probabile, di non decidere, mettendo la scelta del sito nelle mani della Regione. Proprio quella stessa Regione che con la giunta Cota ha messo la sanità in ginocchio seguita dall’assessorato Saitta che l’ha spolpata all’inverosimile con la scusa del risanamento dei bilanci per finire con l’attuale disastrosa gestione leghista.
Se andrà a finire così si tratterà di una sonora sconfitta della politica territoriale. Dopo l’improvvida uscita della Senatrice si sono scatenati un po’ tutti gli altri rappresentanti territoriali sia del centro destra che del centro sinistra aggiungendo ulteriore confusione al dibattito invece di trovare una sintesi con i colleghi dell’opposto schieramento.
Mentre il dibattito si infiamma ecco uscire dalla righe di questo stesso giornale le cifre che l’ASL TO4 destina al privato, nel caso specifico alla Clinica Eporediese, e si parla di una cifra fuori da ogni logica di buona amministrazione pubblica: 17, 5 milioni di euro l’anno! Con un aumento del budget per il 2020, deliberato a ottobre, di un bel milione. Non sarebbe il caso che ora qualcuno dei piani alti dica perché non sono partiti i lavori di messa in sicurezza covid dell’Ospedale di Ivrea per un costo di 800.000 euro con il progetto già approvato in primavera e la chiusura di alcuni reparti per poter aprire il cantiere con la scusa che “non c’erano i soldi promessi dalla Stato” e poi si è deciso di aumentare di un milione di euro il budget del privato? Privato che va ricordato prenderà in carico solamente pazienti covid “a bassa intensità” lasciando al pubblico i costosi ed essenziali servizi di pronto soccorso, terapia intensiva e sub intensiva, emodinamica, ecc.
La paradossale situazione venutasi a creare potrebbe dare alla politica locale la grande opportunità di dare vita, tramite la Conferenza dei Sindaci e tutte le Amministrazioni locali, ad un dibattito trasversale per porre le condizioni di un risanamento della sanità pubblica a scapito delle scellerate privatizzazioni concesse con troppa leggerezza da destra e da sinistra. Peraltro uno dei compiti affidati alla Conferenza dei Sindaci prevede di: “provvedere alla definizione, nell’ambito della programmazione socio sanitaria regionale, delle linee di indirizzo per l’elaborazione del piano attuativo locale di cui all’articolo 15 della Legge Regionale 18 del 2007. Eventuali scostamenti da tali linee devono essere adeguatamente motivati dal Direttore Generale”. Oltre una serie di altre competenze la Conferenza dei Sindaci dovrebbe: “esprimere proposte e valutazioni sull'andamento dell'ASL da sottoporre al Direttore Generale”. La Conferenza dei Sindaci ha quindi tutti gli strumenti e le competenze per poter incidere sul futuro della sanità nell’ambito dell’ASL TO4, servirà però una scatto d’orgoglio, di responsabilità e di dignità territoriale che nelle ultime vicende purtroppo non siamo proprio riusciti a scorgere.