I numeri spesso sono freddi ma in taluni casi, come per le cifre del gioco d’azzardo sono piuttosto caldi, anzi caldissimi e ci danno il segno di come questo fenomeno in crescita esponenziale stia trasformando un semplice passatempo in una vera e propria malattia. Questa nuova patologia, che vede ogni giorno aumentare il numero di persone a rischio, si chiama GAP – Gioco d’azzardo patologico. Chi ne viene colpito diventa cronicamente e progressivamente incapace di resistere all’impulso di giocare, con il forte rischio di perdere cifre anche consistenti nella speranza di recuperare le perdite che sappiamo superare abbondantemente le vincite altrimenti il gioco d’azzardo non sarebbe potuto diventare la terza industria italiana con il 4% del PIL nazionale.
Per avere un’idea più chiara del fenomeno proviamo a vedere di cosa stiamo parlando: un incasso complessivo nel 2012 di circa 85 miliardi. Se non riusciamo ad immaginare a cosa può corrispondere una tale cifra basti pensare che la spesa complessiva per la sanità in Italia, sempre nello stesso anno, si è aggirata intorno ai 115 miliardi.
Qualcuno dirà che parte di questi soldi ritornano nelle tasche dei giocatori come vincite e questo è certamente vero, ma dai dati analizzati per il 2011 possiamo vedere che su 79,9 miliardi di euro giocati, ne sono tornati come vincite 61,5 mentre 18,4 sono stati definitivamente persi dagli italiani. Un po’ meno della metà di questa cifra è andata allo Stato. Questo è forse uno dei problemi più grandi e cioè che lo Stato, che dovrebbe proteggere i propri cittadini, invece di ridurre drasticamente il gioco d’azzardo lo incentiva puntando ad aumentare i ricavi della tassazione.
Peccato che i numeri ci dicono esattamente il contrario e cioè che con l’aumentare delle giocate le tasse tendono a diminuire tant’è che mentre i soldi spesi sono passati dai 19,5 miliardi del 2001 a 79,9 del 2011 con un incremento del 400% le entrate erariali (le tasse) sono passate dai 5,4 miliardi del 2001 agli 8,64 miliardi del 2011 con un incremento del 60% e quindi proporzionalmente molto meno.
Un’altra iniquità dell’imposizione fiscale sui giochi d’azzardo è il variegato livello di tassazione che, per quanto riguarda il 2011, passa dal 49,5% del Superenalotto allo 0,1% dei giochi da casinò online, passando per il 4,1% delle scommesse sportive, il 10% del bingo e il 19% del gratta e vinci.
Riguardo gli incassi dello Stato serve fare un’ulteriore considerazione perché se è vero che si incamerano tasse per circa 8 miliardi all’anno quasi tutte vanno a coprire i costi sociali e sanitari che si spendono per curare la dipendenza da gioco o ludopatia.
In Italia mentre abbiamo un solo medico ogni 275 abitanti contiamo una slot machine ogni 150 abitanti. Ci sono circa 15 milioni di giocatori abituali, 2 milioni quelli a rischio patologico e 800.000 già malati.
Ora, nessuno vuole demonizzare il gioco, neppure quello d’azzardo però è necessario che ci si renda conto che il numero di fenomeni di dipendenza, generati da un utilizzo compulsivo di tale svago, stanno diventando esageratamente alti. Serve quindi prendere coscienza della situazione e intervenire, ma cosa si può fare?
Diverse iniziative stanno nascendo in questi ultimi tempi, una delle quali è una raccolta di firme per la proposta di una legge di iniziativa popolare dal titolo: “Tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro” per la quale, con il nostro gruppo di Viviamo Ivrea, abbiamo raccolto in un solo sabato circa 150 firme. Un’altra iniziativa a livello nazionale interessante è il “Manifesto dei Sindaci a contrasto del gioco d’azzardo” per la quale è stata presentata in Consiglio Comunale una mozione, condivisa da tutte le forze politiche, che, se tutto andrà per il verso giusto, potrebbe venire approvata nella seduta di lunedì 25 novembre. E questo dovrebbe essere solo l’inizio di un percorso, speriamo bene.