Le aspettative verso un mondo più giusto ed equo poggiavano ovviamente sulla necessità che la politica sapesse prendere il sopravvento sui potentati economici che invece si sono rafforzati ed oggi governano, di fatto, il mondo intero, andando ben oltre i confini nazionali che oramai sono rimasti semplici segni sulle cartine geografiche.
Ad avviso di molti l’Italia avrebbe potuto, grazie ad un immenso patrimonio ambientale, culturale, artistico, tecnologico distinguersi in positivo dando vita ad un neo-rinascimento in grado di farci diventare un punto di riferimento a livello mondiale relativamente alla capacità di creare condizioni di benessere diffuse ed equamente distribuite.
Lo spettacolo pietoso al quale dobbiamo assistere ormai da troppo tempo ci fa capire che quelle che ritenevamo utopie possibili, di olivettiana memoria, sono diventati sogni infranti, schiantatisi contro il muro di una classe dirigente incompetente ed incapace che si trova a proprio agio muovendosi nel torbido e mossa da interessi che certamente non sono quelli del bene comune.
Molte sono state negli anni le promesse di cambiamento, le rivoluzioni copernicane ma alla fine della fiera tutto pare essersi riallineato alle peggiori abitudini partitocratiche che, dal dopoguerra ad oggi, hanno avviluppato e soffocato, come i tentacoli di una piovra, ogni tentativo di rinascita, ogni ventata di aria nuova.
La fine del 2013 è stata segnata dalla nomina a segretario del maggior partito italiano di Matteo Renzi e a sentirlo parlare non si può che condividere gran parte dell’entusiasmo e delle idee di rinnovamento politico che propone. Nonostante tutte le batoste subite nei passati decenni vogliamo ancora tenere viva la speranza che un cambiamento radicale possa finalmente giungere in Italia ed anche qui da noi. E non ne facciamo una questione di partito, di destra o di sinistra, ma di idee, di contenuti, di capacità di soddisfare i bisogni dei cittadini, di garantire futuro alle nuove generazioni e di abbattimento di inaccettabili disuguaglianze.
Per ora, fermando lo sguardo al livello locale, pare che l’aria del rinnovamento ad Ivrea non sia ancora arrivata. Ma qui i “renziani” esistono? Gli ultimi Consigli Comunali sono stati la triste rappresentazione di una politica inadeguata e fuori tempo dove chi ha vinto le elezioni crede di avere in mano un potere illimitato e indiscutibile vivendo con fastidio ogni richiesta, domanda, proposta arrivate dai banchi della minoranza. Nell’ultima seduta la maggioranza è stata capace di bocciare una mozione di tre consiglieri di minoranza che chiedevano semplicemente di essere formalmente avvisati, potrà sembrare incredibile ma oggi non accade, delle iniziative intraprese ed organizzate dall’Amministrazione Comunale della quale ci sentiamo, fieramente, parte integrante. E’ troppo? Certo, si tratta di poca cosa, come ha detto qualche consigliere con tono strafottente, ma in un’ottica di partecipazione democratica vuole invece dire molto. Questo rifiuto è un segnale di arroganza che non va sottovalutato. Sarebbe forse il caso che qualcuno cominciasse a ritornare con i piedi per terra, prima che sia troppo tardi, immergendosi in un corpo sociale allo stremo delle forze invece di rimanere rinchiusi nelle stanze ovattate del potere.