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Lunedì, 07 Settembre 2020 20:59

Ripartiamo da qui (?)

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Dal 18 al 27 settembre si svolgerà in città il Festival dell’Architettura. Evento nazionale che riporta, finalmente, la città di Ivrea agli onori del mondo mettendo in luce i propri gioielli: materiali, ma non solo. Nota di non poco conto la dedica dell’intera manifestazione a Adriano Olivetti: sobria, né pomposa né retorica.

Il Festival, nonostante le restrizioni per il contenimento della diffusione del covid-19, è molto ricco di eventi di livello con relatori di spicco, anche internazionali, e presenta un innovativo avvicinamento a processi partecipativi praticamente sconosciuti alla politica cittadina. Azzeccata anche la collaborazione con l’Archivio Nazionale del Cinema di Impresa, importante realtà culturale presente in città finora troppo poco valorizzata, l’Archivio Storico Olivetti e l’Harvard School of Design. Tutte eccellenze dalle quali si potrebbe partire, insieme ad altre realtà come il Museo Tecnologic@mente e la Fondazione Adriano Olivetti, per estendere il discorso dalle architetture al suo pensiero multisettoriale e alla sua utopia concreta.

Il Festival sarà anche un modo per focalizzare l’attenzione sul riconoscimento Unesco facendo partire, si spera, un processo di valorizzazione, comunicazione, promozione di quel patrimonio edilizio “olivettiano” che ha determinato il prestigioso riconoscimento. Gli incontri si svolgeranno proprio in edifici o aree appartenenti a quella gloriosa epopea, anche architettonica, aprendosi al territorio senza focalizzarsi esclusivamente su via Jervis, ma spingendosi anche nei quartieri periferici. A questo proposito facciamo amaramente notare la solita “esclusione” da questi processi del famoso edificio La Serra, progettato dagli architetti Cappai e Mainardis, in parte di proprietà comunale, più volte oggetto di mozioni della minoranza, in questa e nella passata amministrazione, sul quale ri-sollecitiamo una riflessione per evitare di doversi muovere, quando sarà troppo tardi, sulle macerie.

Meritevole di menzione, a nostro avviso, il respiro internazionale dell’evento che potrebbe essere la chiave per uscire da quella sorta di provincialismo e di chiusura “dentro i confini”, alimentata dalla pandemia, che nel mondo globale di oggi non ha più ragione d’essere. I confini sono  infatti delle barriere che tendono a inaridire le menti, a prosciugare la creatività; siano essi nazionali (il tema dei migranti), regionali (lontananza tra i centri decisionali e i territori periferici) o locali (incapacità di fare rete tra comuni) tanto per citare alcuni fronti caldi. Aprendo invece le porte, tralasciando le ideologie e i diktat di partiti ormai anacronostici, si può dare vita ad un rinascimento culturale fatto di contaminazioni andando oltre la grettezza di decenni di politiche pubbliche basate quasi esclusivamente su poltrone e giochi di potere condizionati dai potentati (economici) di turno mentre l’Italia andava a rotoli.

Tornando al Festival c’è da segnalare la promozione ad un pubblico vasto e variegato, soprattutto giovanile, della piastra digitale Arduino tanto conosciuta e utilizzata nel mondo quanto sconosciuta dalle nostre parti. Positivo a questo proposito l’utilizzo dei workshop quale strumento tramite il quale i partecipanti potranno interagire attivamente nella conoscenza di Arduino, ma anche nella modellazione 3D e nella programmazione creativa.

Il merito di questo evento va riconosciuto all’assessore Michele Cafarelli, architetto ed esperto di comunicazione, design, strumenti digitali, che ha fortemente creduto nel bando della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, candidando questa iniziativa e ottenendo un lusinghiero 3° posto sui 7 risultati vincitori a livello nazionale.

I tre obiettivi che il MiBACT si è posto con l’iniziativa dei festival di architettura sono:

  • promuovere la conoscenza dell’architettura contemporanea, sviluppando nei cittadini la consapevolezza del valore culturale dell’architettura;
  • favorire la diffusione di un’architettura di qualità, promuovendo la realizzazione di manifestazioni culturali su tutto il territorio nazionale, per contribuire alla realizzazione di una società sostenibile;
  • sviluppare un approccio  progettuale  integrato che, attraverso processi innovativi e inclusivi, favorisca l’innesco di interventi di rigenerazione urbana che tengano conto della sostenibilità ambientale, culturale, urbana e sociale.

Tutti obiettivi che condividiamo e che fanno parte del nostro “progetto politico” presentato nel 2018 agli elettori e per questo molto volentieri manifestiamo il nostro apprezzamento all’iniziativa.

Come gruppo/lista civica fin dalla nostra nascita abbiamo sempre dichiarato il nostro interesse alla buona amministrazione della città e ci siamo dichiarati più che oppositori, facenti parte  di una minoranza che non necessariamente deve essere contraria alle scelte dell’Amministrazione in carica. Facciamo critica, anche dura, ma sempre motivata, quando reputiamo che non vengano adottate le giuste e corrette, almeno secondo il nostro punto di vista, azioni politiche, ma siamo sempre pronti a riconoscere i giusti meriti e a collaborare attivamente in caso di iniziative che reputiamo utili per la città. Questa per noi è una di quelle. Dobbiamo purtroppo evidenziare che si tratta della prima iniziativa che esula dalla visione partigiana e autoreferenziale messa finora in atto da Sindaco e Giunta: meglio tardi che mai dice un vecchio detto.

Passato il Festival e acquisito il conseguente bagaglio di conoscenza vedremo se la Giunta sarà in grado di dare via al drastico cambio di passo promesso e auspicato da molti cittadini fin dai tempi della campagna elettorale, ma mai messo seriamente in atto.

I tre obiettivi sopra riportati, che sono l’anima del Festival, di fatto indicano una linea politica ben chiara che l’attuale amministrazione potrebbe seguire a partire dal valore “culturale” dell’evento visto che, da inizio mandato, la Commissione Cultura è stata convocata pochissime volte e solo dopo continue sollecitazioni da parte  della minoranza. “Realizzazione di una società sostenibile … approccio progettuale integrato … processi innovativi e inclusivi, rigenerazione urbana che tenga conto della sostenibilità ambientale, culturale, urbana e sociale” sono tutti  temi che fanno parte dell’idea di politica di Viviamo Ivrea e sui quali siamo disponibili a dare una mano. Nei prossimi mesi, con diverse istanze piuttosto critiche aperte, vedremo se l’attuale esecutivo, e la maggioranza che lo sostiene, daranno vita ad un deciso cambio di rotta o se, come tanta pseudo politica parolaia, si sarà trattato di belle enunciazioni di principio, ma destinate a rimanere sulla carta per non venire mai concretamente messe in atto.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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