Tutte realtà dove ci siamo abituati a pensare che quelle terribili epidemie non ci avrebbero toccati, ma si sarebbero limitate a falcidiare vittime in Africa e in qualche sperduto villaggio asiatico. Eppure di segnali ce ne sono giunti molti, ma resi ciechi dalla rincorsa al profitto e alla ricchezza abbiamo continuato imperterriti a depredare e inquinare il Pianeta sul quale viviamo. Chi diceva queste cose anche solo dieci anni fa, quando già erano evidenti e si faceva finta di non vedere, veniva tacciato di essere un catastrofista o di voler tornare all’era della caverne. Al di là della superficialità e dell’indifferenza che i potenti della Terra hanno manifestato nel corso del tempo, non affrontando il problema, ciò che si può affermare con inconfutabile certezza è che il Pianeta oggi sta molto peggio di quando lo abbiamo ricevuto in eredità dai nostri genitori per non dire dai nostri nonni.
Spesso la politica si è trincerata dietro la presunta impossibilità di poter mettere in atto azioni in grado di incidere su fenomeni di livello globale e così il locale scaricava sul regionale, che scaricava sul nazionale, che attribuiva le colpe all’Europa che accusava le altre superpotenze di essere i principali colpevoli. E’ ormai chiaro che ragionando così si va dritti nel baratro ed ognuno dovrebbe, piuttosto, fare la propria parte a partire dagli enti locali. Certo non potremo incidere direttamente sui fenomeni globali, ma se cominciassimo a mettere in atto politiche pubbliche finalizzate alla salvaguardia dell’ambiente, della salute e del benessere dei cittadini potrebbe innescarsi un processo virtuoso di contaminazione e di emulazione da parte di altri comuni fino ad interessare l’intera nazione. Il primo elemento necessario e fondamentale per poter dare vita ad un’esperienza del genere dovrebbe essere la trasversalità garantita da una politica capace di ragionare partendo dal Bene Comune e di andare oltre le ideologie e le preconcette posizioni di partito.
La salute dei cittadini non è di destra né di sinistra eppure oggi dobbiamo assistere ad un vergognoso quanto tragico teatrino tra alcuni leader di partiti di minoranza che agiscono esclusivamente criticando ciò che viene approvato dal Governo in carica e altrettanti leader di altri partiti di maggioranza che decidono, a suon di decreti o delibere di giunta per rimanere nel locale, senza il minimo dibattito nelle sedi istituzionali. Il dibattito politico ormai è limitato a social media, giornali, radio e televisioni, nella stragrande parte dei casi già schierati a favore dell’uno o dell’altro, per cui non c’è più un dibattito pubblico, ma prese di posizione partigiane contrastanti e destinate a rimanere tali.
Abbiamo scritto “leader di partito” e non “partito” volutamente perché oggi ci troviamo di fronte a partiti persona che di certo non assolvono, tramite un costante dibattito interno ed esterno, agli scopi di rappresentanza dei cittadini elettori per i quali sono nati ad inizio del secolo scorso.
Siamo partiti ad inizio articolo dal modo con il quale è stata affrontata la prima pandemia della storia italiana recente e senza voler tornare alle prime decisioni prese, consapevoli della difficoltà del caso soprattutto per la novità rappresentata dal covid 19, non possiamo oggi non riscontrare la deriva che la politica sta prendendo e non solo in Italia nell’affrontare attualmente la questione dopo mesi di esperienza sul campo. Ci sarebbe da fare più di un ragionamento su chi ci ha guadagnato e continua a farlo e su chi ci ha rimesso, e sono sempre di più, a causa del lock down e delle restrizioni messe o non messe in atto, ma questa è un’altra storia che affronteremo un’altra volta. Limitandoci alla politica ciò che è palese ed evidente è che ci hanno guadagnato le forze di Governo siano esse quelle nazionali, regionali o locali. In una democrazia già malata non esiste più un contraddittorio, le decisioni vengono prese, senza dibattito, dagli esecutivi e spesso nemmeno ratificate dagli organi assembleari siano essi il Parlamento (esiste ancora?) o il Consiglio Comunale di Ivrea (esiste ancora?). Non si svolge un Consiglio Comunale “vero” in presenza da febbraio e il sacrosanto compito “di indirizzo e di controllo politico-amministrativo del Comune” costituzionalmente sancito chi lo esercita?
Per quel che riguarda la nostra città ci sono tutta una serie di istanze aperte per le quali non si vede una soluzione e delle quali non si è più saputo nulla e invece di vedere atti concreti risolutivi di problemi dobbiamo tristemente assistere ad un allungamento della lista delle criticità. L’ultima in ordine cronologico, sempre appresa dai giornali perché i consiglieri vengono sempre tenuti all’oscuro di tutto, è la mancata autorizzazione da parte della Commissione Comunale di Vigilanza all’utilizzo delle tribune del campo sportivo Gino Pistoni. Il fatto che la commissione sia comunale la dice lunga sul fatto che inevitabilmente la giunta era a conoscenza della questione, peraltro segnalata dal gestore della struttura da anni. E allora perché nessuno ha fatto nulla? Il Sindaco peraltro conosce molto bene quella struttura essendo stato il Presidente dell’Ivrea Calcio per qualche anno e allora perché la scelta di non muovere un dito? Se c’è una logica o una strategia dietro questo modus operandi lo si dica che lo sport non interessa, non interessano le centinaia di giovani e famiglie che ruotano intorno all’attività sportiva che ovviamente non si limita al Pistoni. Solo qualche anno fa ricordiamo la presenza di molte squadre, soprattutto giovanili, a Bellavista, S.Grato e ora? E il calcio non è certo l’unica attività sportiva da poter svolgere in città, vogliamo parlare della mancanza di palestre per le molteplici attività indoor? E tralasciamo in questo articolo, per motivi di spazio, i luoghi per la cultura, gli spazi per lo studio, la musica, l’arte, la socializzazione di fatto inesistenti.
Facciamo pure finta che tutti questi problemi non esistano. Non lamentiamoci però se i giovani eporediesi scappano a gambe levate e se la città invecchia sempre di più incanalandosi in un declino che pare sempre più incontrovertibile.