Per poter godere dei benefici della democrazia nel nostro paese, come in molti altri nel mondo, molte persone hanno dovuto immolarsi. Molto sangue è stato versato per poter strappare a dittature, o altre forme coercitive di potere, la possibilità, per i cittadini, di poter decidere dei propri destini.
Purtroppo la memoria degli italiani è corta e da qualche decennio questo importante istituto regolatore viene sistematicamente svuotato, eroso, svilito, spesso nell’indifferenza generale.
La democrazia, nell’era della globalizzazione, non è più quella forma buona e bella di governo che abbiamo acquisito nel nostro immaginario, ma è una istituzione in profonda crisi di identità.
E’ proprio in momenti come questi che conquiste sociali e politiche, che diamo per scontate, cominciano a traballare; cambiano, magari impercettibilmente, le regole del gioco e quando ce ne accorgiamo spesso è troppo tardi.
Certo non pensiamo al ritorno di una dittatura, anche se di “uomini forti”, in grado di salvare la patria, ce ne siamo dovuti sorbire fin troppi, ma pensiamo piuttosto a profonde trasformazioni, ora sottotraccia o non facilmente individuabili, che sposteranno, e in parte l’hanno già fatto e lo stanno facendo, i centri di potere dalle sedi istituzionali, individuate dalle Carte costituzionali e dalle regole democratiche, ad altri “luoghi”. E questo non riguarda solo “quelli che stanno a Roma” ma anche il livello locale.
La canzone che ci ha dato lo spunto per queste riflessioni a un certo punto dice così:
“Che brutta musica che sento
Qui si secca il fiore e il frutto
Del nostro tempo
Sono giorni duri
Sono giorni bugiardi
Cara democrazia
Ritorna a casa che non é tardi”
Noi di Viviamo Ivrea al nostro interno spesso discutiamo e ci confrontiamo su cosa dovrebbe essere per noi la democrazia e intanto ci siamo detti che la prima cosa da fare è agire, almeno a livello locale, non stare con le mani in mano. Grazie a un impensabile, almeno fino a un anno fa, consenso elettorale abbiamo oggi un consigliere che ci rappresenta e che rappresenta le istanze di tutti quei cittadini che vorrebbero che la democrazia tornasse ad essere quella che ci hanno raccontato da bambini. Quella nella quale qualunque cittadino può dire la sua e se fa una richiesta al Comune gli viene data risposta, cosa che spesso invece non accade. Non chiediamo la luna, ma regole semplici, dibattito pubblico, trasparenza assoluta, legalità.
Un rischio che si corre, quando si parla di queste problematiche, è che le persone si dicono non sufficientemente preparate, non all’altezza, non in grado di apportare qualcosa al dibattito e questa è la più grande fortuna dei cosiddetti poteri forti, dei poteri occulti che ben sanno come riempire gli spazi lasciati vuoti dal controllo e dalla legittima richiesta dei cittadini di sapere, di conoscere. Noi siamo convinti dell’esatto contrario e cioè che qualunque apporto che un cittadino, indipendentemente dal titolo di studio, dall’appartenenza politica, dalla classe sociale, dal reddito, dalla famiglia di provenienza, può portare nella grande arena del dibattito pubblico sia utile e vada in qualunque caso ascoltato.
Fatta questa premessa, in qualità di amministratori locali, nasce spontanea la domanda di come la Città di Ivrea si inserisca in queste dinamiche. I primi mesi della nuova amministrazione ci lasciano quantomeno perplessi e gli ultimi casi scoppiati riguardo: assurdi, e certamente evitabili a priori, conflitti di interesse, ed ultimo, quello letto sui giornali, delle consulenze d’oro ci fanno cadere nello sconforto ma non certo a mollare la nostra attività per una politica vera e propositiva orientata al benessere dei cittadini e alla salvaguardia del bene comune.
Chiudiamo con la sintesi efficace, che facciamo nostra, di Ivano Fossati:
Sono giorni duri
Sono giorni bugiardi
Cara democrazia
Ritorna a casa che non é tardi