Il contratto prevedeva la possibilità di un rinnovo per altri sei anni e su questo si sarebbe dovuta concentrare la Giunta. Ovviamente prima di concedere la proroga, nell’interesse del Comune e per trasparenza amministrativa, si sarebbe dovuta fare un’analisi di quanto fatto dalla cooperativa, dei progetti portati avanti e di quelli in corso, delle modalità di gestione, delle eventuali criticità emerse nel corso di una iniziativa sociale innovativa nel suo genere a livello nazionale. E invece?
Accade invece che la Giunta si sia impuntata nel ritenere, nonostante l’evidenza dei fatti e gli accordi sottoscritti dagli enti pubblici interessati, di non avere il diritto d’uso dei locali del Movicentro inviando una lettera alla cooperativa ZAC con la quale comunica loro di non avere la disponibilità dell’immobile e di rivolgersi a RFI quale legittimo proprietario. Ma non finisce qui perché il 4 febbraio il Segretario Generale firma una determina per la revoca di una propria determina di proroga sine die del contratto scaduto nel luglio 2020. Perché ora se la situazione dal luglio scorso è sempre la stessa?
In questa vicenda che si protrae ormai da mesi se ne sono sentite già di tutti i colori, ma quali siano state le reali motivazioni che hanno portato ad un epilogo così drastico non è dato sapere.
In una Commissione Assetto del Territorio convocata, non senza difficoltà, la settimana scorsa è stato ascoltato in audizione l’assessore all’urbanistica del tempo che ha spiegato ai presenti la genesi del “Progetto Movicentro” ricordando che si trattava di una iniziativa nazionale nata alla fine degli anni ’90 in base alla strategia indicata dall’Unione Europea di perseguire la multimodalità per la mobilità individuale.
In seguito ad un accordo tra lo Stato e la Regione Piemonte si fissarono le linee di indirizzo per procedere alla realizzazione di una quindicina di “movicentri” presso altrettante città piemontesi sede di stazione ferroviaria.
Tra le misure ritenute necessarie per rivitalizzare una rete ferroviaria inefficiente e poco attrattiva si decise di puntare sulla multimodalità e sulla multifunzionalità dei nodi di interscambio seguendo una linea già in atto a livello internazionale soprattutto negli scali aeroportuali e nelle stazioni delle grandi città. Stazioni quindi più efficienti e attrattive quali fondamentali tasselli per la sostenibilità della mobilità rappresentando, altresì, per i Comuni un’importante occasione per riqualificare parti degradate della città.
Dopo una serie di atti programmatici regionali e l’adozione da parte della Giunta Regionale della L.1/2000 si passa agli accordi con i Comuni e quello con la Città di Ivrea porta la data del primo dicembre 2000 mentre il Protocollo d’Intesa tra Regione e RFI viene sottoscritto il 14 dicembre del 2001. Come si può vedere si parla di accordi tra enti pubblici e questo è un elemento non trascurabile dell’intera vicenda.
In data 22 maggio 2002, viene siglato un documento fondamentale per l’attuazione dell’intero progetto che è l’”Accordo preventivo tra il Comune di Ivrea e RFI SpA per la realizzazione del Movicentro di Ivrea”. Tale documento definisce chiaramente gli impegni reciproci da assolvere che in estrema sintesi sono, per ciò che riguarda la città di Ivrea: la realizzazione del nuovo edificio viaggiatori e l’adozione di una variante al PRG che consenta l’ampliamento delle destinazioni d’uso negli edifici di RFI mentre per ciò che riguarda RFI l’impegno a “rendere disponibili gli spazi, le superfici, e i manufatti di sua proprietà, interessati dalle opere progettate. Tali aree saranno cedute in diritto di superficie al Comune medesimo per un periodo di anni 30 a titolo gratuito”. Sarebbe stato curioso fosse stato diverso visto che l’edificio del Movicentro è stato pagato dallo Stato, dalla Regione e dalla Città di Ivrea.
Il Comune di Ivrea ha prontamente assolto a quanto richiesto comunicandolo ufficialmente a RFI che non si è però mai resa parte diligente nell’assolvimento di quanto pattuito con gli accordi sottoscritti.
Ora, per motivazioni incomprensibili ai più, la Giunta comunale invece di pretendere che RFI assolvesse velocemente a quanto pattuito, sanando uno stato di fatto consolidato da tempo, per poter procedere celermente all’emissione di un nuovo bando per la gestione del Movicentro e garantendo la continuità con quanto di buono è stato fatto negli ultimi 6 anni, si è avvitata in una ricerca spasmodica di errori o omissioni riferibili alle precedenti amministrazioni. Tutto questo con una notevole perdita di tempo, dispendio di energie e risorse anche economiche, ovviamente a spese dei cittadini, per perizie e pareri legali probabilmente inutili perché gli accordi ci sono e sono stati presi da enti pubblici che ora non possono rimangiarsi quanto sottoscritto. Nessuno può negare che la città di Ivrea abbia detenuto il possesso del bene e si è accollata tutti gli impegni convenzionalmente stabiliti quali le spese di riscaldamento, la pulizia dei locali e dell’esterno e la manutenzione della aree comuni e degli ascensori. Dall’altra parte RFI, riconoscendo tacitamente il diritto all’uso dei locali da parte della città di Ivrea, non ha mai compartecipato alle spese di costruzione del 2° lotto (come da art.8 dell’accordo con il Comune di Ivrea per la realizzazione del Movicentro), non ha mai partecipato, in quota parte, alle spese per le utenze e la manutenzione ordinaria e straordinaria e non ha mai pagato l’IMU. Né ha mai evidenziato formalmente in tutti questi anni l’ipotetica non congruità agli accordi sottoscritti col Comune riguardo le varianti del PRG e del PP3 portate avanti celermente dal Comune stesso e con tutta probabilità in accordo con Regione e la stessa RFI. Tutto questo significa che il possesso e l’uso dell’edificio del Movicentro è stato di fatto detenuto, senza contestazione alcuna da parte di RFI, dal Comune di Ivrea.
Alla luce di quanto sopra ci si sarebbe dovuti interfacciare con RFI pretendendo l’assolvimento degli impegni sottoscritti senza dare vita ad un caso con troppe lacune e troppe inesattezze. Alla fine della storia se si volesse risolvere il problema velocemente, garantendo la continuità di un’attività fondamentale per la città, basterebbe sedersi intorno a un tavolo con Regione e RFI per trovare insieme, trattandosi di enti pubblici, una soluzione alla formalizzazione di impegni sottoscritti formalmente dalle parti. Se il problema, come sostiene qualcuno pur senza uno straccio di richiesta scritta da parte di RFI, è la mancanza di una destinazione d’uso nella variante al PRG non si perda altro tempo e si convochi immediatamente il Consiglio Comunale per approvare una variante non sostanziale ex art.17 della L.R. 56, tempo occorrente: una settimana.