Quotidianamente ci tocca assistere a casi di mala gestio nella Pubblica Amministrazione dove, secondo quanto emerge dall’attività della Corte dei Conti, a fare la parte del leone è certamente la sanità seguita a ruota dal fenomeno delle “partecipate”. Termine utilizzato spesso con un’accezione piuttosto generica che comprende tutta una serie di organizzazioni che vanno dalle società pubbliche alle fondazioni, tanto per citarne due, che possono agire con livelli di autonomia che troppo spesso prestano il fianco a gestioni quanto meno dubbie.
Nelle ultime settimane sono nuovamente uscite delle criticità riguardanti quella Fondazione Guelpa che tanti grattacapi ha dato alla precedente Amministrazione e altrettanti parrebbe darne anche a quella insediatasi con l’ultima tornata elettorale, alla faccia del “cambiamento radicale” sbandierato in campagna elettorale, ma per ora, almeno su certi temi, ancora impercettibile e molto sotto traccia.
L’ultimo caso scoppiato in quell’ambito è stato causato dalla lettera-denuncia di una consigliera di amministrazione della Fondazione inviata ai capigruppo, Sindaco e Presidente del Consiglio comunale, nella quale si evidenziano presunte irregolarità gestionali con particolare riguardo alla possibile illegittimità di una delibera assunta per l’acquisto di un immobile di cui parleremo più avanti.
Appena ricevuta abbiamo chiesto la convocazione urgente della Conferenza dei Capigruppo; richiesta rimasta tristemente senza esito. Invece di dare risposte e cercare di trovare una soluzione ai problemi esposti si è preferito ergere un muro di incomunicabilità tra Consiglio Comunale e Fondazione, con il Presidente di quest’ultima che nel frattempo si lasciava andare ad alcune esternazioni inopportune e anche offensive senza riscontrare alcuna presa di posizione da parte di esecutivo e maggioranza.
Le segnalazioni ricevute toccavano tutta una serie di questioni delle quali la più rilevante, come anticipato, è l’acquisizione di due quote (pari al 15%) di una società privata finalizzata all’acquisto della “nuda proprietà” di un immobile. E’ utile specificare che il “nudo proprietario” di un immobile non ne ha il godimento per cui non lo può utilizzare salvo che gli venga concesso dall’”usufruttuario”. Quindi con questo acquisto la Fondazione, che è ente strumentale del Comune, avrebbe acquistato la comproprietà di qualcosa che non può utilizzare. La prima cosa che è venuta da chiedersi ai componenti del Consiglio di Amministrazione della Fondazione, quando ancora c’era il tempo per raddrizzare la rotta, è se un’operazione di questo tipo fosse legittima. Evidentemente certezze non ce n’erano tanto che il 18.12.2018 hanno deciso di chiedere, all’unanimità, un parere legale che però non è mai arrivato. Un’altra questione segnalata della quale si sarebbe dovuto tenere conto, è che questo acquisto, già di per sé opinabile, è stato fatto senza sottoscrivere una convenzione tra le parti: Fondazione, Città di Ivrea, nudo proprietario e usufruttuario per stabilire delle condizioni di utilizzo che potessero giustificare questo esborso di denaro pubblico. Al di là delle questioni formali segnalate va anche detto che non si po’ rischiare di creare un precedente per cui a richieste analoghe non si potrebbe dire di no in futuro; la Fondazione non è certo un’agenzia immobiliare.
Tralasciamo tutta un’altre serie di criticità segnalate per non tediare i lettori perché necessiterebbero di troppi tecnicismi ed inoltre servirebbe molto spazio in più rispetto ad un articolo di giornale.
Viviamo Ivrea ha comunque presentato agli inizi di marzo una mozione in Consiglio Comunale che dovrebbe servire a fare un po’ di chiarezza e mettere qualche punto fermo. Nel frattempo a seguito della richiesta di convocazione della Commissione Cultura da parte del sottoscritto e del consigliere Salizzoni, che ne sono membri effettivi, l’agognata riunione è stata finalmente convocata per oggi, martedi 26 marzo. Per questo motivo nel Consiglio Comunale di giovedi scorso si è deciso di rinviare la discussione della mozione al primo Consiglio utile post-commissione.
Come si può vedere la questione è piuttosto complessa e in queste settimane si sono lette parecchie imprecisioni. A questo proposito vogliamo sottolineare che Viviamo Ivrea non ha nessuna contrarietà nei confronti della meritoria operazione di riqualificazione dell’Auditorium Mozart, messa in atto da un cospicuo numero di imprenditori e cittadini eporediesi ai quali va il nostro plauso, e nemmeno sulla possibile erogazione di contributi alle diverse attività culturali che lì si svolgono.
Ciò per cui continueremo a batterci, così come abbiamo fatto negli ultimi 5 anni con la precedente Amministrazione, è definire, nella sede istituzionale opportuna, ruolo e finalità della Fondazione partendo dalle motivazioni che ne hanno determinato la costituzione. Il primo compito della Fondazione deve infatti essere quello di eseguire le volontà testamentarie dopodiché, se sussisteranno ancora dei fondi, si potrà decidere il da farsi con l’ovvio coinvolgimento del Consiglio Comunale.