La volontà testamentaria della benefattrice è tanto chiara quanto, finora, parzialmente disattesa soprattutto per ciò che riguarda “il potenziamento” della biblioteca civica che certamente lei avrebbe messo in cima alle priorità essendo stata lei stessa bibliotecaria alla Olivetti per molti anni. Nonostante si parli di un patrimonio di circa 8 milioni di euro, di un grande appartamento in centro città e di una collezione (Croff), costituita da oltre 40 tele di straordinaria rilevanza, dopo oltre 15 anni dalla sua morte ancora non si capisce il perché della mancata esecuzione delle sue volontà. Ciò che lascia l’amaro in bocca ai cittadini eporediesi, e non solo, sono soprattutto le modalità di gestione della Fondazione e la mancanza di linee di indirizzo chiare e trasparenti per concretizzare le volontà della donatrice e in questo caso la politica non si può certo nascondere dietro la mancanza di risorse.
Abbiamo dovuto lottare cinque anni con la precedente Amministrazione per ottenere trasparenza e visibilità su tutto ciò che riguarda la Fondazione che ricordiamo trattarsi di un ente strumentale del Comune che gestisce soldi pubblici. Molti ricorderanno le nostre battaglie anche in Consiglio Comunale che a un certo punto, in seguito alla richiesta di dimissioni dell’allora Presidente Jalla, portarono alle dimissioni del Sindaco. Qualcosa siamo riusciti a ottenere, ma a nostro modo di vedere non è ancora abbastanza perché la Fondazione deve diventare un edificio di vetro, in quanto a trasparenza nella sua gestione. Dovrà altresì muoversi come braccio operativo delle politiche culturali della città che ricordiamo sono di esclusiva competenza dell’Amministrazione Comunale per il tramite dell’Assessore alla Cultura, che nel nostro caso è il Sindaco, e con la collaborazione del Consiglio Comunale anche con l’aiuto dell’apposita Commissione consiliare.
Sarebbe un grave errore si pensasse di delegare alla Fondazione, che ha tutt’altro ruolo e scopi, la gestione della cultura eporediese tout court perché quello è un compito che spetta a chi è stato eletto per farlo in base ai programmi presentati agli elettori.
La nuova maggioranza insediatasi a Palazzo civico ha vinto le elezioni promettendo un cambiamento nelle modalità di gestione della cosa pubblica, ma per quanto riguarda la Fondazione Guelpa, almeno per ora, questo cambiamento non ci pare di averlo ancora visto.
Speravamo infatti di non dover più apprendere dai giornali di buffet e consulenze affidati senza nemmeno una minima ricerca di mercato e mai avremmo pensato che il nuovo Presidente e il nuovo Consiglio di Amministrazione sarebbero stati presentati con un evento ad inviti in un luogo privato anziché, con maggior sobrietà, alla più istituzionale Commissione consiliare per la Cultura in un luogo pubblico e gratuito. Presentazione che peraltro si è limitata al solo Presidente visto che i componenti del Consiglio di Amministrazione non sono stati minimamente considerati.
Definiamolo un incidente di percorso però non è che si potrà andare avanti all’infinto giustificandosi con l’inesperienza e soprattutto bisognerà raddrizzare quanto prima la rotta. I 4.000 euro spesi per la sola presentazione del Presidente possiamo anche dimenticarli, anche se i soldi pubblici andrebbero sempre spesi con parsimonia e la massima trasparenza, ma ciò che vorremmo capire è cosa il nuovo esecutivo intende fare in ordine alla politiche culturali e quale tipo di rapporto vuole allacciare tra Consiglio Comunale e Fondazione.
Troppe sono le questioni che attendono risposte da anni a partire dall’alloggio della Sig. Lucia Guelpa che è lì a prender polvere dal 2003 mentre l’Ufficio Cultura, ormai svuotato e abbandonato a sé stesso, è in cerca di una sistemazione da tempo. Oppure perché non affittarlo? Qualcuno ha provato a fare il conto del mancato introito per l’affitto di un alloggio di quel livello per 15 anni?
E che dire della gestione del patrimonio finanziario investito in titoli, e quindi soggetto a fluttuazioni anche negative, anziché depositarlo in una banca etica? Sarebbe utile poter vedere un’analisi sull’andamento del portafoglio titoli; richiesta che ci è sempre stata negata, in precedenza, con futili motivazioni, per poter fare qualche ragionamento sull’opportunità di continuare su una strada che noi riteniamo assolutamente inopportuna per un ente pubblico.
C’è poi la questione non secondaria dell’erogazione dei fondi alle associazioni culturali che, a pioggia e con criteri discrezionali, come fatto finora proprio non va bene. Servirà chiarezza anche sulla governance della Fondazione per definire meglio i ruoli interni e i rapporti con l’Amministrazione.
Ultima, ma non certo per importanza la questione Biblioteca. Una Biblioteca, lo vogliamo ribadire con forza, di eccellenza per organizzazione, numero di fruitori, quantità e qualità di materiale disponibile che fa capo a una rete bibliotecaria all’avanguardia, ma che deve convivere con continui disagi e problemi causati dalla vetustà degli spazi in cui è ubicata e dalle troppo poche opere di manutenzione ordinaria effettuate nel tempo. Chiudiamo, sperando prima o poi di venire smentiti, ricordando che la Biblioteca ad oggi non è ancora provvista, nonostante le nostre ripetute e molteplici segnalazioni del Certificato Prevenzione Incendi e non è una bella storia.
Qualche spunto per investire i soldi del lascito Guelpa l’abbiamo ribadito. A questo punto serve solo rimboccarsi le maniche e agire prima che sia troppo tardi.