Ragionavamo così con la precedente maggioranza targata PD e lo facciamo ora con la maggioranza di coalizione uscita vincente dalle recenti elezioni amministrative. Se una differenza c’è tra i due periodi è che prima le nostra proposte non venivano minimamente considerate mentre oggi, almeno fino ad ora, vengono non solo ascoltate, ma se possibile attuate.
Ciò che ci viene difficile da capire è come sia possibile che quando si parla di un tema di interesse generale non si riesca a ragionare trasversalmente facendo quadrato per acquisire una massa critica in grado di far tornare la città e il territorio circostante un punto di riferimento con un peso importante anche nei confronti degli enti superiori: dalla Città metropolitana, alla Regione, allo Stato centrale.
Non arriviamo da Marte e siamo consapevoli che le forze politiche che hanno un riferimento a livello nazionale si trovano imbrigliate in lacci e lacciuoli che spesso ne limitano l’agire, però questa non può diventare una scusante per lasciar morire per inedia una città e un territorio che sono stati al centro del mondo solo qualche decennio fa.
Un paio di esempi lampanti li possiamo prendere dall’ultimo Consiglio Comunale dove il PD ha presentato due documenti che chiedevano conto all’attuale maggioranza, insediata da qualche mese, della mancata realizzazione di due opere a loro modo di vedere necessarie alla rinascita della città: il traforo di Monte Navale e lo spostamento dell’Ospedale. Posto che si tratta di due opere, il tunnel soprattutto, delle quali si parla da oltre trent’anni sorge fin troppo spontanea la domanda di come mai non siano state eseguite quando il potere ce l’avevano in mano i proponenti. E non solo il governo della città, ma in certi periodi addirittura quello provinciale, regionale e statale.
Non è intento di questo articolo fare polemica alcuna quanto, piuttosto, fare qualche riflessione su possibili modalità alternative di espletare l’azione politica a livello di ente locale dove i problemi sono facilmente inquadrabili e spesso facilmente risolvibili soprattutto se si lasciano fuori dal processo decisionale questioni ideologiche che nulla rilevano riguardo determinati temi.
Tornando ai due esempi sopra citati non è che le questioni non siano importanti, ma bisognerebbe porle in un altro modo. Limitandosi ad accusare la parte avversa di incapacità o di inefficienza si ritorna sempre al solito rimpallo di responsabilità e così ogni volta che cambia la maggioranza si perdono mesi e anni preziosi mentre si potrebbe mettere a disposizione, ognuno per la sua esperienza, quanto già conosciuto e acquisito nel tempo. Se no si continuerà a perdere treni, opportunità, occasioni, finanziamenti, contributi che potrebbero, questi sì, rilanciare e far rinascere la città.
Prendendo il tema della sanità ad esempio non serve nulla ora, in vista delle elezioni regionali ed europee, sbandierare il vessillo dello spostamento dell’Ospedale, seppur si tratti di un tema da considerare a lungo termine, quanto piuttosto capire come fare a garantire i servizi, che finora sono stati bene o male tenuti in piedi, e l’efficienza delle prestazioni effettuate a partire da una drastica riduzione delle liste di attesa. I 370 giorni necessari per una colonscopia non ci consentono di dire che siamo un Paese civile; è inutile evidenziare di come una patologia neoplastica in quell’enorme lasso di tempo possa degenerare.
Siccome preferiamo sempre il bicchiere mezzo pieno chiudiamo con una bella iniziativa svoltasi presso il Museo civico Garda venerdi 7 dicembre dal titolo “Le pietre raccontano”. Una tavola rotonda con docenti del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino che hanno illustrato un progetto scientifico-culturale, con ampie possibilità di sviluppo turistico, incentrato sulle formazioni geologiche dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea (AMI). Inutile ricordare che l’AMI è un’emergenza geomorfologica conosciuta e studiata a livello mondiale visitata ogni anno da centinaia di studenti e di studiosi. L’unico problema è che la politica locale pare non accorgersene. Ecco spiegato il titolo dell’articolo che ci ricorda che abitiamo un luogo unico e non replicabile che, se “sfruttato” con giudizio e intraprendenza, potrebbe portare qualche opportunità di rilancio ad un tessuto sociale e occupazionale fortemente depauperato a partire dalla fine della Olivetti. Le miniere d’oro evocate nel titolo peraltro sono esistite davvero e se la più famosa è certamente quella delle aurifodine della Bessa, sulla sponda biellese della Serra, altre sono state ritrovate nei dintorni di Mazzè e in diversi altri siti situati ai bordi del grande ghiacciaio balteo che ha plasmato la splendida terra nella quale abitiamo.
Come dice il titolo siamo seduti su una miniera d’oro, ma si sa che se il prezioso metallo se non lo si cerca da solo non verrà mai alla luce. Con questa metafora esprimiamo per l’ennesima volta l’auspicio che le forze politiche della città e del territorio riescano a trovare la capacità di mettere a fattor comune le grandi potenzialità che la nostra terra morenica ci offre mettendo da parte le questioni romane.