Un’iniziativa nata un po’ in sordina nella quale fino a qualche anno fa erano in pochi a credere mentre i numeri ascoltati durante il convegno dicono l’esatto contrario andando incontro ad una sempre maggior richiesta di forme di turismo slow, rispettoso dell’ambiente e in grado di far conoscere bellezze storiche, architettoniche, paesaggistiche da un punto di vista inusuale e a costi limitati. Basta un buon paio di scarpe, qualche indumento di ricambio, il minimo indispensabile per l’igiene personale e si può partire. L’intero tracciato è percorribile anche in bicicletta e ad oggi i ciclisti nei confronti dei camminatori sono in un rapporto di circa 1 ogni 5.Finalmente è in produzione una guida complessiva di tutto il tragitto con itinerari, punti di sosta e accoglienza, notizie utili per i pellegrini. Sono interessati dal percorso circa 150 comuni, 40 associazioni, diverse provincie e regioni europee. Dicevamo dei numeri: nel 2017 sull’intero percorso sono stati intercettati circa 45.000 pellegrini con 500 comuni attraversati e circa 250 strutture di accoglienza e la domanda pare sia in costante crescita.Molto interessanti sono i numeri di Ivrea che vanta una delle associazioni di Amici della via Francigena più attive e accoglienti dell’intero percorso con circa 250 soci e una quarantina di eventi organizzati nel territorio lo scorso anno. Nel 2017 sono transitati da Ivrea quasi 2.800 pellegrini, mentre pochi anni fa si parlava solo di qualche centinaio, e di questi ben 1.814 sono stati accompagnati dai volontari lungo un pezzo del tragitto presente sul nostro territorio. Un numero che comincia a diventare interessante è quello dei pernottamenti all’ostello di Ivrea che ha ospitato ben 700 pellegrini ai quali andrebbero aggiunti tutti quelli, per ora non noti, che hanno pernottato presso famiglie, B&B o altre strutture.Il nostro pensiero è che si tratti di un’opportunità da non perdere per la Città di Ivrea che dovrebbe fare di tutto per aiutare la crescita di questo tipo di turismo magari abbinandolo ad altre iniziative già presenti in città a partire da quelle che verranno organizzate in seguito all’inserimento delle architetture olivettiane diventate Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
L’altro evento ugualmente importante svoltosi presso l’Officina H, luogo non scelto a caso, è stato organizzato dall’Associazione Quinto Ampliamento nata lo scorso anno con l’intento di: “offrire alle aziende strumenti teorici e pratici per diventare più forti, ispirandosi ai concetti dell’Economia Civile e adoperandosi per l’affermazione di un modello di impresa che ponga il bene comune e la persona al centro delle sue dinamiche, che superi l'aridità dei modelli economici dominanti per riassaporare il gusto della grandi sfide.”
Il titolo di questo evento, spalmato su tre giorni e con il coinvolgimento delle scuole, già dice molto su ciò che l’associazione si prefigge di fare: “Le vie del capolavoro. Il lavoro civile nel cambiamento: problemi, felicità, futuro”.
Gli interventi che si sono succeduti sono stati molti e tutti fondamentalmente incentrati sulla ricerca e la proposta di nuove forme di economia e/o di gestione aziendale in grado di superare vecchi paradigmi economici di stampo prettamente capitalistico o tayloristico (per quanto riguarda l’organizzazione) per orientarsi verso innovative forme di “economia civile”.
Maestro indiscusso dell’economia civile in Italia è Stefano Zamagni che vanta un curriculum di docenza universitaria internazionale di valore assoluto. Per motivi di spazio citeremo solo alcuni passaggi del suo intervento, basato sul Lavoro e la Felicità, particolarmente significativi ripromettendoci di approfondire il tema.
Il professore, in una vera e propria lectio magistralis, ha letteralmente coinvolto il pubblico presente con la sua grande capacità di esprimere concetti anche complessi in maniera semplice, chiara e comprensibile. E’ partito spiegando la storia del termine felicità fin dal tempo dei presocratici della Grecia antica passando poi per il “paradosso di Easterlin” che ci dice che la felicità non cresce con il crescere della ricchezza. O meglio cresce fino ad un certo punto, da lui quantificato nel 1974 in 22.000 dollari l’anno, oltre il quale non aumenta più, ma dipende da altri fattori non economici in senso stretto. Secondo Zamagni uno degli elementi della felicità sono le condizioni di lavoro tenendo conto che nelle vita delle persone adulte circa i 2/3 del tempo si passa nei luoghi di impiego.
Altro punto su cui ha insistito molto è la necessità, a partire dagli accademici, di superare dogmi, soprattutto in economia e nell’organizzazione aziendale, ormai non più adatti alla società del terzo millennio. Secondo il professore la chiave vincente oggi è la creatività che però necessita della libertà delle persone di poter esprimere le proprie aspirazioni e le proprie idee. Il suo intervento, visto il contesto, è stato finalizzato all’impresa, ma nulla toglie che gli stessi concetti potrebbero venire utilizzati da altri tipi di organizzazioni a partire dalla Pubblica Amministrazione. In conclusione vogliamo evidenziare come ad Ivrea, città delle utopie possibili, ogni tanto passi il vento dell’innovazione, della creatività, del futuro. Sarebbe uno spreco imperdonabile non far tesoro, dopo aver lasciato cadere nell’oblìo il pensiero illuminato di Adriano Olivetti, ogni tentativo di far tornare l’eporediese un terreno sul quale gettare i semi di una rinascita “civile” in grado di far vivere meglio tutte le persone nel rispetto dei più deboli e dell’ambiente che ci circonda.