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Martedì, 20 Novembre 2018 15:27

Quando i tempi sono bui (restiamo umani)

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“Restiamo umani …” soleva ripetere il giornalista, scrittore, attivista e pacifista Vittorio Arrigoni alla fine di ogni suo reportage. La frase completa dalla quale aveva estratto questa locuzione continuava con: “… anche quando intorno a noi l’umanità pare si perda”. Pronunciava queste parole dalla striscia di Gaza dove si era messo dalla parte dei più deboli e dove venne vigliaccamente ucciso, a soli 36 anni, il 15 aprile del 2011. Aveva viaggiato come volontario nell’Est europeo e nell’Africa sub-sahariana prima di arrivare a Gerusalemme e poi nella striscia di Gaza. Alla luce dell’esperienza acquisita sul campo le sue parole assumono un significato simbolico sul quale dovremmo più spesso fermarci a riflettere.

Oggi vediamo crescere intorno a noi l’intolleranza verso persone deboli che non hanno commesso nessun reato, non hanno nessuna colpa e nessuno strumento per difendersi siano essi migranti, poveri o persone senza fissa dimora. Come sostiene lo scrittore Erri De Luca stiamo andando anche oltre la xenofobia perché dice: ”La xenofobia non distingue tra stranieri ricchi e poveri, li detesta entrambi. Oggi si tratta piuttosto di persecuzione di mendicanti. Si pratica un accanimento sui più esposti alle intemperie”.
Parole pronunciate in risposta alla domanda di un giornalista sull’ennesimo sgombero del centro Baobab a Roma, avvenuto il 13 novembre, dove, oltre a decine di migranti in transito verso il nord Europa, avevano trovato un riparo diversi senza dimora italiani come racconta Luca Ottaviani che con sua moglie Ludovica Picciotto era ospite del Baobab dal 3 settembre: “Da giugno viviamo per strada. Abbiamo dormito alla stazione Termini per qualche giorno poi ci hanno derubato, quindi abbiamo chiesto ospitalità al Baobab”, continua Ottaviani che è disoccupato e ha perso la casa in seguito alla perdita del lavoro. Quando sono arrivate le ruspe è riuscito a smontare la tenda e a raccogliere tutti i suoi averi dentro a un carrello della spesa: “Stanotte dormiremo per strada, perché nei centri non ci vogliono in quanto siamo sposati e non ci sono posti per le famiglie” (fonte: Annalisa Camilli da Internazionale del 14 novembre scorso).
Quando si perde il senso di umanità e di solidarietà nei confronti di chi è in difficoltà, in un mondo civile ed evoluto, vuol dire che è giunta l’ora di fermarsi a ragionare e non solo in termici economici, come fa oggi una politica cieca, disumana e spesso corrotta che considera gli uomini dei semplici numeri, ma anche con il cuore e con un rinnovato spirito umanitario e di fratellanza nel confronto dell’altro, del diverso. Perché poi è un attimo passare dalla parte dei “diversi”, così come l’esempio sopra citato ci ricorda. In un attimo si può perdere il lavoro, la casa, le amicizie e non avere uno straccio di paracadute perché il welfare in Italia da decenni, in nome dei conti che non tornano, sta subendo un durissimo attacco che tende ad assottigliarne progressivamente il raggio di azione.
E non è urlando slogan o emanando leggi che vanno contro le conquiste acquisite in seguito ai grandi errori del passato come le guerre che si risolverà il problema, ma servirà dare vita ad un dibattito politico allargato che sappia svilupparsi in termini di ragionevolezza basandosi su dati oggettivi.
Se prendiamo il famoso DDL sicurezza approvato al Senato da pochi giorni e che approderà, si spera con modifiche radicali, alla Camera ci si accorge di come la politica oggi al potere si stia muovendo nella direzione opposta. A partire dall’abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e al deciso ridimensionamento dello SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati). La norma sull’abolizione della protezione umanitaria, come sostiene l’avvocato Lorenzo Trucco dell’ASGI (Associazione Sudi Giuridici sull’Immigrazione): “è una grave lacerazione nella cultura giuridica del nostro paese, un vero e proprio attacco ai diritti umani fondamentali” che ricordiamo sono nati dopo le devastanti guerre mondiali che hanno insanguinato il secolo scorso. Giova ricordare che l’art.10 della Costituzione italiana recita: “L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Si tratta di una regressione della nostra civiltà giuridica, ma anche della nostra umanità e per questo oggi più forte che mai dobbiamo urlare: “restiamo umani”.
Basterebbe poi conoscere i numeri ed essere onesti per riconoscere che la paventata “invasione africana” è una bufala clamorosa. Vediamoli alcuni numeri: dal 2014 al 2017 ogni anno sono arrivati in Italia (transitati, non necessariamente si sono fermati) poco più di 100.000 migranti. Nei primi 10 mesi del 2018 ne sono arrivati solamente 22.000 con una riduzione dell’80% rispetto all’anno prima.
Delle persone arrivate in Italia oggi ce ne sono 147.000 che godono di protezione internazionale e 180.000, ridotte a 146.000 nel 2018, ospitate nei centri di accoglienza e quindi richiedenti asilo. Sono numeri da invasione su una popolazione di 60,5 milioni di abitanti? Certa propaganda parla poi dell’Italia come il Paese con il più alto numero di stranieri provenienti da fuori EU che sono pari al 6,7% della popolazione mentre in Germania sono l’8%, in Francia l’8,5%, in Austria il 9,9% e in Svezia addirittura l’11,6%.
Ci sarebbe molto altro da dire sul tema che, essendosi sviluppato per slogan e promesse fatte in campagna elettorale, non ha certo avuto quel percorso responsabile e partecipato per molto tempo indicato come un faro da una delle due forze governative.
Per evidenziare di come le sparate del Ministro degli Interni non trovino nemmeno una base di partenza realistica e nemmeno una minima possibilità di attuazione concreta basta citare una delle sue poco felici esternazioni quando sostiene che provvederà: “a re-impatriare 500.000 stranieri”. Mentre i richiedenti asilo, come abbiamo visto prima, sono solo 146.000 e una parte di questi vedrà riconosciuto lo status di rifugiato ricordiamo che: “se si calcola il costo di mille euro per espulsione, con gli 1,5 mln di euro messi a disposizione dalla legge si potranno deportare 1.500 persone” (fonte: Maurizio Ambrosini da lavoce.info del 9 novembre scorso) cifra pari all’1% del totale.
Se esistessero poi, nascosti da qualche parte, i 500.000 da rimpatriare individuati da Salvini servirebbero niente meno che 27 anni di voli senza sosta per una spesa complessiva superiore ai 500 milioni di euro. Pura demagogia.
Chiudiamo ricordando che se le politiche dell’attuale governo sull’immigrazione sono scandalose non certo migliori sono state quelle del governo che l’ha preceduto grazie al patto scellerato siglato dall’ex Ministro dell’Interno Marco Minniti con un fantomatico governo libico che ha aperto 34 lager di detenzione dove avvengono torture, maltrattamenti, pestaggi, sevizie, violenze di ogni tipo compresi stupri e uccisioni sommarie, nel silenzio delle istituzioni internazionali. Fatti sanciti da una sentenza della Corte di Assise di Milano del 10 dicembre 2017, rimasta incredibilmente nell’ombra e nel silenzio, che certifica la mostruosità dei lager libici.
Noi non vogliamo essere complici di tanta disumanità e chiudiamo riprendendo il titolo di questo articolo che deriva da una citazione del drammaturgo e poeta tedesco Bertold Brecht che riferendosi alle atrocità del nazismo scrisse: “Non si dica mai che i tempi sono bui perché abbiamo taciuto”.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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