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Mercoledì, 24 Ottobre 2018 12:55

Il riciclo delle opinioni

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Lunedì 15 ottobre si è svolto un Consiglio Comunale fiume, il quarto della nuova Amministrazione, che ci ha tenuti impegnati dalle 18 a fin dopo la mezzanotte. Se da una parte la stanchezza si è fatta sentire dall’altra vuol dire che gli argomenti trattati sono stati interessanti e il dibattito approfondito. Al di là delle solite posizioni aprioristiche e ideologiche di qualcuno non abituato, quando era al potere, a discutere fattivamente dei problemi della città e dei cittadini, una differenza evidente con il quinquennio precedente è che il Consiglio Comunale è tornato ad essere il fulcro della vita politica cittadina e le commissioni consiliari, compresa la Conferenza dei capigruppo, lavorano in maniera propositiva nell’interesse della città.
Fin qui crediamo nessuno possa sostenere il contrario perché si tratta di un dato oggettivo. Noi di ViviamoIvrea diciamo da sempre, e per questo siamo stati più volte attaccati dai nostalgici della partitocrazia e dei privilegi di sistema, che per amministrare una città, soprattutto se piccola come la nostra, non servono certo bandiere o dogmi ideologici, ma pragmatismo, buona volontà, capacità di ascolto e di discussione e una buona dose di sano realismo.

Se si discute infatti del traffico, delle piste ciclabili, della crisi del commercio di prossimità o dell’inquinamento non serve certo scomodare Marx o John Stuart Mill; amministratori responsabili dovrebbero apportare il loro personale contributo alla ricerca di soluzioni utili alla collettività.
Poco prima di scrivere questo articolo e poco dopo lo svolgimento dell’ultimo Consiglio Comunale mi sono imbattuto in un testo di Fabio Manenti pubblicato sul Fatto Quotidiano che in un passaggio di poche righe inquadra perfettamente quanto avviene oggi nella politica, sia essa nazionale che locale. “Questo Paese vive un continuo riciclo delle opinioni: per partito preso, si accetta ciò che prima si contrastava e si contrasta ciò che prima si accettava. C’è un terribile vuoto di coerenza, un bisogno gigante di obiettività”.
Per quel che riguarda Ivrea queste parole rispecchiano esattamente ciò che finora è accaduto e cioè l’incapacità di andare oltre vecchi schemi abbattendo vecchi steccati tra maggioranza e minoranza. Ovviamente solo su determinati temi e non su altri e questo secondo le proprie sensibilità e i propri ideali non certo appiattendosi su posizioni dettate da Roma o da Torino.
Il problema è che la parte di minoranza eletta tra le fila del PD, al netto del prof. Salizzoni che all’ultimo Consiglio non c’era, proprio non riesce ad elaborare la sconfitta e accettare l’aria di novità continuando a comportarsi come se nulla fosse cambiato con il solito atteggiamento sprezzante da primi della classe nonostante il nulla da loro proposto negli ultimi dieci anni.
Eppure basterebbe poco per fare un salto di qualità: analizzare un problema alla volta, metterlo sul tavolo e dare vita a una discussione trasversale e non prevenuta, apportare le proprie idee e conoscenze per poi costruire un percorso comune anche politicamente trasversale se necessario. Tutti avrebbero da guadagnarci e la città potrebbe rinascere.
Sintomatico da questo punto di vista anche il continuo utilizzo del termine “opposizione” che noi abbiamo sempre detto non condividere, almeno a priori, preferendo ritenerci una forza di “minoranza” che in tale ruolo può fungere da pungolo e stimolo verso la maggioranza, criticarne l’operato se del caso, proporre azioni e interventi utili a migliorare la città. Troviamo infatti assurdo che proposte avanzate dalla maggioranza e magari presenti nel nostro programma elettorale debbano venire aprioristicamente cassate senza analizzarne nemmeno i contenuti, ma limitandosi a posizioni contrarie meramente ideologiche dettate dal proprio schieramento politico.
Uno dei temi ricorrenti, soprattutto dai faziosi ad ogni costo, in questi primi mesi di mandato è stato quello di una maggioranza “a trazione leghista”. Basta un minimo di onestà intellettuale per poter dire, almeno finora, che ciò non è accaduto e basterebbe entrare nel merito dei contenuti dei singoli provvedimenti adottati per verificarlo. L’unica volta che è arrivata in Consiglio una questione “politica” nel senso stretto del termine e cioè la questione migranti abbiamo preso senza mezzi termini le distanze dalle scelte della maggioranza che poi, guarda caso, ha saputo fare un passo indietro e sottoscrivere il Protocollo della Prefettura sull’accoglienza. Noi valutiamo positivamente chi accorgendosi di un errore sa ritornare sui propri passi e mentre prima ogni decisione presa nella sede del partito di maggioranza rimaneva scolpita nella pietra e non si modificava nemmeno di fronte all’evidenza oggi almeno si discute e si cerca di trovare una soluzione comune.
Non siamo così ingenui da esprimere giudizi definitivi dopo soli tre mesi di mandato per cui continueremo a essere vigili e accorti da una parte, ma propositivi dall’altra perché noi questa città la vogliamo vedere rinascere e prosperare superando i privilegi, le lotte interne per le poltrone, le imposizioni di partito, i processi decisionali escludenti, la chiusura dell’esecutivo, l’incapacità di coinvolgere i cittadini nelle scelte importanti che hanno caratterizzato la precedente amministrazione. Il tempo oggi è un elemento prezioso e non possiamo permetterci di sprecarlo dietro anacronistiche lotte di potere.
Questo diciamo da anni, lo abbiamo detto in campagna elettorale e messo pure per iscritto nel nostro progetto politico per cui a quelli che oggi ci accusano di non essere sufficientemente duri con la maggioranza rispondiamo che possono stare tranquilli perché l’onestà, la trasparenza, la partecipazione nei processi decisionali, la legalità che chiedevamo a chi governava prima la chiediamo anche a chi lo fa oggi perché tutto ci si può dire, ma non che ci difettino la coerenza e l’obiettività di giudizio.

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Francesco Comotto

Consigliere Comunale a Ivrea dal 2013.

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