Siamo in guerra e come in tutte le guerre ogni dettaglio può fare la differenza. Una guerra contro un nemico invisibile, ma che cominciamo a conoscere sempre di più partendo dalla sua comparsa prima in Cina, dove parrebbe essere quasi scomparso, poi in Corea del Sud e in tutti quei Paesi dove finora si è manifestato con più virulenza. L’epidemia è stata ormai classificata come pandemia il che sta a significare che ha raggiunto una diffusione su scala globale decisamente ampia che coinvolge ormai 91 Paesi.
Il Coronavirus è entrato prepotentemente nelle nostre vite e gli esperti sostengono che ci rimarrà ancora per molto quindi è meglio attrezzarsi responsabilmente basandosi sui dati ufficiali e senza correre dietro all’insensato marasma che circola sui social. Ciò che è ormai chiaro a tutti è che gli stili di vita che abbiamo adottato fino allo scoppio di questa epidemia dovranno modificarsi e in alcuni casi anche radicalmente.
Nelle ultime due settimane abbiamo accennato all’esistenza di studi scientifici, sempre più numerosi, che evidenziano la potenziale dannosità delle onde elettromagnetiche, ma abbiamo anche segnalato alcune voci critiche verso questi studi, seppur quest’ultime in numero decisamente minore, soprattutto se non a libro paga delle compagnie telefoniche.
Domenica 23 febbraio, il Governatore della Regione Piemonte, in accordo con il Ministero della Salute, ha emesso un'ordinanza che prevede, fino a tutto il prossimo 29 febbraio, “la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, sia in luoghi chiusi che aperti al pubblico, anche di natura culturale, ludico, sportiva e religiosa” al fine di limitare il diffondersi del contagio del temuto COVID -19. Nel pomeriggio di domenica, anche il Comune di Ivrea ha dovuto quindi sospendere il Carnevale a partire dalla mezzanotte di domenica e non avrebbe potuto fare diversamente stante la gravità della situazione di emergenza epidemiologica decretata dal Ministero della Salute con il DL n°6 del 23 febbraio. Allo stesso modo hanno fatto tutti i Sindaci del Piemonte. Si è ovviamente trattato di una decisione dolorosa vista la passione della città di Ivrea e di tutto il territorio circostante per il Carnevale. Decisione che, come componenti di minoranza, abbiamo responsabilmente accolto quando ci è stata comunicata.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le componenti del Carnevale a partire dalla nostra mugnaia, che con passione animano e rendono viva la nostra bella manifestazione. Oggi pomeriggio però abbiamo assistito ad una sfilata di alcune componenti del corteo storico che, anche se certamente mossi da un autentico spirito carnevalesco, al suono dei pifferi ha un numero elevato di persone contravvenendo inevitabilmente a quanto stabilito dall’ordinanza. Sfilata questa che, invece di venire invitata a sciogliersi per gli ovvi motivi di sicurezza sanitaria, ha ricevuto nell’androne del Municipio il saluto e l'applauso del Sindaco Stefano Sertoli che in quanto massima autorità sanitaria comunale ed emanante l’ordinanza stessa di sospensione ha anche l’obbligo del controllo del suo rispetto.
Chiunque, come noi, abbia visto i video che circolano online sa che il Sindaco Sertoli ha partecipato festante alla riunione di piazza, filmando e brindando all’abusivo assembramento, consapevolmente e irresponsabilmente contravvenendo anch’egli all’ordinanza ministeriale- regionale ed a quella da lui stesso sottoscritta, dicendo testualmente “il nostro carnevale continuerà, e secondo me, ci incontreremo anche domani”.
Con stupore abbiamo letto il comunicato del Sindaco che, evidentemente resosi conto della gravità di quanto compiuto, ha tentato di smentire ciò che tutti possono vedere nei video. Di fronte al comportamento responsabile e rispettoso dell’ordinanza tenuto dagli aranceri e da molteplici componenti del Carnevale è sconcertante l’atteggiamento tenuto dal primo cittadino. Non è questo che Ivrea si attende dal suo Sindaco. Mai come oggi, in piena emergenza, che porta addirittura la chiusura di asili, scuole di ogni ordine e grado, chiese, musei, cinema, teatri e altri luoghi di aggregazione il Sindaco ha dato prova di grave mancanza di adeguatezza per il suo ruolo istituzionale. In molti avranno avuto modo di ascoltare ieri sera sui principali TG le parole del Sindaco di Milano Giuseppe Sala che rispetto a quanto stabilito per la sicurezza nazionale ha ribadito con estrema chiarezza: “anche se con dispiacere, le ordinanze una volta emanate non vanno messe in discussione, ma vanno attuate”. Questo è il comportamento che ci si aspetterebbe da chi occupa posizioni di responsabilità. Diversamente è il caos e i cittadini rimangono disorientati.
Chiediamo e ci sforziamo di insegnare e spiegare ai nostri giovani il rispetto delle regole e delle istituzioni, non possiamo quindi tollerare che sia proprio il Sindaco a manifestare un comportamento così irresponsabile. Attendiamo che gli organi competenti facciamo chiarezza sull’accaduto.
Ivrea, 25 febbraio 2020
PARTITO DEMOCRATICO
VIVIAMO IVREA
MOVIMENTO 5 STELLE
La scorsa settimana abbiamo introdotto il tema della nuova tecnologia 5G parlandone in termini generali e richiamando nel finale di articolo il “principio comunitario di precauzione” che in termini più semplici si può definire uso del buon senso. Se di una nuova tecnologia non si conoscono i potenziali effetti dannosi sulla salute il buon senso, appunto, ci consiglierebbe di procrastinarne l’utilizzo almeno fino a quando la comunità scientifica non confermerà l’inesistenza di rischi per la salute umana, quella animale e per l’ambiente.
L’inclusione di Ivrea tra le città che sperimenteranno nei prossimi 2 anni una piattaforma per la gestione di comunità intelligenti, la cosiddetta Smart city, è un’importante opportunità per la città e se un risultato l’ha già ottenuto è quello di aver acceso i riflettori sulla nuova tecnologia di telefonia mobile denominata 5G.
Che non ci sia un limite al peggio è una constatazione che sempre più spesso possiamo toccare con mano. Viviamo oggi un’epoca dove pare che l’evoluzione umana abbia preso una preoccupante deriva realizzando grandi progressi nella scienza e nella tecnologia da una parte, ma manifestando una pericolosa regressione dal punto di vista sociale, politico e culturale.
Ivrea, 25 Gennaio 2020
Norberto Patrignani
Il dibattito sulla relazione tra umani e pianeta diventa sempre più urgente. In particolare la discussione sui cambiamenti climatici richiede un momento di riflessione, senza dimenticare l'urgenza di avviare progetti per abbandonare le fonti fossili, e per concentrare le risorse e le energie verso progetti socialmente desiderabili e ambientalmente sostenibili.
Il dibattito sui cambiamenti climatici si polarizza spesso su posizioni difficili da conciliare. Vediamo gli argomenti di chi non accetta di mettere in relazione il surriscaldamento globale con le attività umane. Il primo argomento di chi nega la relazione tra cambiamenti climatici e attività umane consiste nel sostenere che il clima della Terra è cambiato più volte da quando esiste il nostro pianeta, con periodi più caldi e periodi più freddi, e che queste oscillazioni sono causate da fattori naturali.
La risposta a questo argomento viene fornita da molte ricerche recenti: è vero che la Terra è già stata molto calda, ma mai così calda e mai tutta in una volta. Per la prima volta nella storia un periodo eccezionalmente caldo sta interessando tutta la superficie terrestre nello stesso momento, le temperature medie globali non sono mai state cosi alte da migliaia di anni. In passato picchi di caldo o freddo si verificavano in tempi differenti e in luoghi diversi del pianeta. Insomma non c'è mai stato un surriscaldamento globale ("global warming") come quello che stiamo vivendo, che sta interessando il 98% del pianeta. I risultati di queste ricerche, pubblicati dalla rivista Nature nel 2019, sono basati su indagini paleoclimatiche, ovvero ricerche che estraggono informazioni sul passato da "carote di ghiaccio", sedimenti lacustri, coralli, etc. (Neukom e al., 2019). Queste ricerche confermano che il fenomeno è da attribuire con ogni evidenza alle attività umane che causano una crescente concentrazione di gas serra nell'atmosfera. Ecco perché venne firmato il "protocollo di Kyoto" nel 1997: per regolamentare le emissioni dei principali di questi gas che causano il cosiddetto "effetto serra": anidride carbonica (CO2), metano (CH4), etc.
Sono dunque le attività umane le principali responsabili del global warming e diversi studi del Consiglio Nazionale delle Ricerche USA hanno da tempo chiarito che questa è anche la posizione della comunità scientifica (USNRC, 2001; USNRC, 2008).
Il secondo argomento contro la connessione tra attività umane e global warming sostiene che questa è soltanto una "congettura", un giudizio fondato su indizi, portando a supporto di tale argomentazione il fatto che persino la comunità scientifica è divisa. Ma in cosa consiste questa divisione della comunità scientifica?
Per rispondere a questa domanda bisogna partire da lontano, dalla stessa definizione di metodo scientifico. Il metodo scientifico parte dall'osservazione della realtà, dalla rilevazione di fenomeni che portano a elaborare teorie, le teorie vengono poi usate per formulare delle previsioni e infine, ma questo è il punto cruciale, le previsioni devono essere verificate (e quindi le teorie stesse dalle quali discendono) attraverso degli esperimenti, delle evidenze. Il nocciolo della pratica scientifica è l'esperimento, le "sensate esperienze" come diceva Galileo nel 1615 nella sua lettera alla Granduchessa di Toscana: "... conclusioni naturali, attenenti ai moti celesti, trattate con astronomiche e geometriche dimostrazioni, fondate prima sopra sensate esperienze ed accuratissime osservazioni" (Galilei, 1615).
D'altra parte il metodo scientifico per definizione non può avere certezze definitive: si uscirebbe dal mondo della scienza e si entrerebbe nel mondo dei dogmi. Come scrive il grande fisico italiano Rovelli: "... Il pensiero scientifico è innanzitutto un'appassionata esplorazione di modi sempre nuovi per pensare il mondo. La sua forza non consiste nelle certezze raggiunte, bensì in una radicale consapevolezza dell'estensione della nostra ignoranza; questa consapevolezza ci permette di rimettere in dubbio in continuazione ciò che crediamo di sapere, e quindi di continuare ad apprendere. La ricerca di conoscenza non si nutre di certezza: si nutre di una radicale mancanza di certezze ..." (Rovelli, 2014). Gli scienziati cambiano idea sulla base delle evidenze. Ma come fanno a raggiungere il consenso? Con il tempo!
Tornando alla domanda iniziale: esiste una connessione tra il consumo di fonti fossili e il global warming? Di fronte a questa domanda molto complessa sono emerse diverse ipotesi, ognuna di queste è stata sottoposta a verifiche accurate e, dopo un certo periodo di tempo, le ipotesi hanno cominciato a "convergere". Quando sono emerse le prime evidenze, queste hanno permesso di formulare delle predizioni ancora più fondate, la teoria ha cominciato a diventare sempre più solida. Nel mondo della scienza non si vota, si raggiunge il consenso. Ebbene il consenso della comunità scientifica riguardo alla domanda iniziale ha raggiunto il 97%.
Molti studi indipendenti sul tema sono arrivati ad una risposta importante: il consenso sul fatto che le attività umane siano le principali responsabili del global warming ha raggiunto il 97% degli scienziati (Cook e al., 2016).
A quel punto, un gruppo di ricercatori ha voluto approfondire le posizioni di quella minoranza, di quel 3% che ancora non accetta questa conclusione. Hanno ricontrollato gli studi provenienti da quel 3% di scienziati, hanno verificato le assunzioni di base e rifatto tutti i calcoli. Il risultato di questo enorme lavoro è molto interessante: ognuna delle analisi contiene almeno un errore (nelle assunzioni, nella metodologia, o nell'interpretazione dei risultati). Ancora più interessante: una volta corretti questi errori si ottengono risultati in linea con le conclusioni del resto della più ampia comunità scientifica. Altro aspetto importante: questi studi del 3% degli scienziati non sono coincidenti nelle spiegazioni alternative: qualcuno attribuisce il global warming all'attività solare, altri alle attività orbitali di altri pianeti, altri ancora ai cicli delle correnti oceaniche e così via (Benestad e al., 2016).
In definitiva, il 97% degli esperti concorda con una teoria supportata da una mole imponente di dati scientifici: il global warming è causato dalle attività umane. Naturalmente non si può censurare quel 3%, però non si può nemmeno affermare che "la comunità scientifica è divisa". In alcuni casi si arriva a citare addirittura Galileo, sostenendo che, pur essendo in "minoranza", aveva ragione. Va ricordato che Galileo è esso stesso il fondatore del metodo scientifico e non aveva di fronte dei colleghi o esperti, aveva di fronte il San'Uffizio che, come noto, non usava "metodi scientifici". La comunità scientifica del tempo era molto "esigua" (vedi Copernico) ma era sulle posizioni di Galileo.
E' tempo di agire
Partiamo da un punto fermo: il fenomeno del global warming è strettamente correlato con la rivoluzione industriale e con l'utilizzo massivo di fonti fossili come combustibili, che a sua volta ha aumentato ad una velocità mai vista la concentrazione di gas serra nell'atmosfera. Nel 2019 le ultime stime dicono che arriveremo a emettere in atmosfera oltre 43 Miliardi di tonnellate di CO2 (Gton CO2) (vedi fig.1).
fig.1 Emissioni totali di CO2 dal 1750 ad oggi (GCP 2017; Harvey e al., 2019)
Se questo è vero allora possiamo vederne anche l'aspetto positivo: se il global warming è causato dagli umani, allora gli umani possono anche fare qualcosa per affrontarlo!
E questo vale anche per le persone più "scettiche": progettare il futuro va fatto comunque! E allora perché non farlo affinché sia anche socialmente desiderabile e ambientalmente sostenibile?
Ad esempio al livello europeo emergono proposte di ridurre la CO2 del 50% entro il 2030, e del 100% entro il 2050 (es. la Danimarca), ma anche a livello locale si possono avviare progetti interessanti. Vediamone alcuni.
attivare dei tavoli di lavoro (con associazioni, esperti, cittadini, etc.) sul cambiamento climatico per progettare le azioni più urgenti (es. piani energetici locali, piani dei trasporti e mobilità urbana, piani dei rifiuti, piani per l'agricoltura biologica, etc. in ogni comunità, quartiere, scuola, etc.);
E' proprio quello che ci chiedono di fare (con urgenza) i giovani di tutto il mondo di Fridays For Future.
Riferimenti
- Benestad R.E., et al. (2016), Learning from mistakes in climate research. Theoretical and Applied Climatology, 126, 699–703 (2016).
- Cook J., et al. (2016), Consensus on consensus: a synthesis of consensus estimates on human caused global warming, Environmental Research Letters, Vol.11, N.4.
- Galilei G. (1615), Opere, Edizione Nazionale a cura di Antonio Favaro, Giunti Barbera, Firenze 1968, vol. V, pp. 309348.
- GCP (2017), GlobalCarbonProject.org.
- Harvey C., Gronewold N. (2019), CO2 Emissions Will Break Another Record in 2019, 4 Dicembre 2019, Scientific American.
- Neukom, R., Barboza, L.A., Erb, M.P. et al. (2019), Consistent multidecadal variability in global temperature reconstructions and simulations over the Common Era. Nature Geoscience, 12, 643–649 (2019).
- Rovelli C. (2014), Cos'è la Scienza, Mondadori.
- US-NRC (2001), US National Research Council, Summary, in Climate Change Science: An Analysis of Some Key Questions, Washington, D.C., U.S.A., National Academy Press, 2001.
- US-NRC (2008), US National Research Council, Understanding and Responding to Climate Change, Board on Atmospheric Sciences and Climate, US National Academy of Sciences, 2008.
A noi piace pensare all’Amministrazione Pubblica come a un insieme organizzato di persone, accomunate dagli stessi obiettivi, nel quale ogni singolo interprete risulta fondamentale per il funzionamento efficiente ed efficace della macchina comunale.
Il Consiglio Comunale del 22 gennaio scorso ha messo in chiara evidenza l’assenza di un progetto politico-amministrativo chiaro e condiviso dalla maggioranza a trazione leghista uscita vincente dalle ultime elezioni amministrative.
L’urbanistica è un elemento di pianificazione territoriale indispensabile che dispiega le proprie linee di indirizzo attraverso il Piano Regolatore che è, di fatto, lo strumento politico più potente che un’Amministrazione ha nelle proprie mani per immaginare e plasmare il futuro di una città e del suo hinterland.
Partiamo dal presupposto che la salute e di conseguenza la vita siano, in natura, due elementi essenziali ed ineludibili senza i quali tutto il resto non assume alcun significato.
Siamo entrati in un nuovo anno e in un nuovo decennio ed è inevitabile volgere lo sguardo al recente passato per poi proiettarlo verso un futuro che sembra sempre più problematico. A livello globale le notizie degli ultimi giorni non sono certo rassicuranti e sempre più emerge la sensazione che come cittadini del mondo non siamo che elementi infinitesimali di un sistema ormai governato quasi esclusivamente da meri interessi economici privati.