In una sera del lontano 1962 Papa Giovanni XXIII pronunciò, ad una Piazza S.Pietro gremita per la fiaccolata che chiuse la giornata di apertura del Concilio ecumenico Vaticano II, un famoso discorso che commosse il mondo intero consigliando ai tanti presenti: «Tornando a casa, troverete i vostri bambini, date loro una carezza» per poi aggiungere: «Troverete qualche lacrima da asciugare: dite loro una parola buona».
La scorsa settimana abbiamo parlato di ambiente e salute individuando questi temi come essenziali per la sopravvivenza stessa dell’uomo sulla Terra. La loro salvaguardia è pre-condizione ad ogni altro ragionamento inerente l’organizzazione della società per mezzo della politica.
Il 2018 è stato l’anno più caldo dal 1800 e i problemi che riscontriamo a causa dei cambiamenti climatici, causati in primis dal surriscaldamento globale, sono ormai acclarati e inconfutabili. Gli effetti di questa trasformazione si riscontrano ormai facilmente e vanno dallo scioglimento dei ghiacciai all’acidificazione degli oceani, dall’avanzare della desertificazione alla tropicalizzazione del clima.
Qualche giorno fa si è consumato l’atto finale, almeno per ora, di un progetto nato male e gestito peggio: quello del supermercato, l’ennesimo, che si sarebbe dovuto costruire nell’area di casa Molinario (ex Centro prelievi dell’ASL) proprio di fronte alla Stazione.
L’errore originario, se così lo possiamo definire, è stato quello di chiedere alla società proponente una modifica radicale del primo progetto presentato anni fa che prevedeva il solo riutilizzo dei volumi esistenti per la costruzione di un edificio, all’incirca delle stesse dimensioni, ma posizionato sul fronte di corso Nigra. Questo è, più o meno, quanto il vigente Piano Regolatore consentiva e consente di fare.
Nell’ultimo Consiglio Comunale si è consumata l’ennesima disputa su quella storia infinita che pare essere diventata la gestione della Fondazione Guelpa. Fa un certo effetto dover riscontrare come un ente nato per gestire un lascito sulla cultura, con una consistente dotazione patrimoniale pari a oltre 7 milioni di euro, sia riuscito a creare così tanti grattacapi alle amministrazioni comunali che si sono avvicendate fin dalla data della sua costituzione nel 2015. Nello scorso mandato fu l’allora Sindaco Della Pepa a rassegnare le proprie dimissioni piuttosto che revocare la nomina del Presidente. Oggi si discute su modalità di gestione non troppo trasparenti e per le quali si chiedono da tempo dei chiarimenti alla luce di possibili irregolarità ovviamente tutte da dimostrare, ma che se non chiarite continueranno a lasciare un’ombra su un ente che vive oggi una fase piuttosto confusa e che ha visto negli ultimi tempi dimissioni a catena.
Quando si cita il termine politica la reazione più probabile, oggi, di un cittadino italiano è quella di fastidio se non di vero e proprio rifiuto. Questo accade perché decenni e decenni di gestione del potere tramite pratiche clientelari e malversazioni di vario tipo hanno snaturato completamente il significato ed anche il ruolo, fondamentale, che la politica, quella vera, dovrebbe svolgere all’interno di una società evoluta e civile.
La decisione dell'Asl To3 che getta nel baratro il futuro del CIC è esplosa come un fulmine a ciel sereno, ma – riflettendoci – viene da chiedersi se non fosse proprio questa (la messa in liquidazione) la fine che qualcuno si attendeva. Qualcuno infatti da questa vicenda qualcosa guadagnerà a partire da chi rileverà gli 8 milioni di commesse che il CIC non potrà più onorare.
Un qualcuno che, forse, ha tentato il colpo gobbo, sperando che fosse il Comune di Ivrea a interpretare il ruolo del carnefice: se la scorsa settimana la delibera per il salvataggio non fosse passata in Consiglio comunale, i giochi sarebbero stati fatti e l'amministrazione cittadina si sarebbe vista addossare le colpe per la fine del Cic. Anche per questa ragione ViviamoIvrea ha votato a favore della famosa delibera: per fare tutto il possibile per tentare di salvare 136 posti di lavoro. Un voto di coscienza, quello di Francesco Comotto dettato non da logiche politiche o ideologiche, ma espresso come segno di solidarietà verso i lavoratori e le loro famiglie, cittadini che pagheranno colpe non loro, nella convinzione che all'interno di quell'azienda ci sono le risorse, la tecnologia, la professionalità, le capacità tecniche per farla rinascere.
I lettori che seguono le vicende della politica cittadina ricorderanno che nella campagna elettorale dello scorso anno tutte le forze scese in campo, compreso chi aveva governato la città negli ultimi decenni, si sono prodigate a promettere, in caso di vittoria, un cambiamento o comunque un cambio di passo nei confronti del passato.
Passi che proporre un cambiamento da parte delle forze che prima sedevano nei banchi della minoranza faccia parte delle normali dinamiche elettorali però bisogna anche dimostrare poi, nel caso di vittoria, di sapere e di volere mantenere le promesse fatte ai cittadini; soprattutto ora che è passato quasi un anno dalle elezioni.
Dopo le ultime vicende relative alla Fondazione Guelpa: le dimissioni del Presidente Beatrice e gli attacchi alla consigliera Vallino, per le sue posizioni di mera responsabilità circa l’operato della Fondazione, Viviamo Ivrea ribadisce la piena solidarietà nonché il pieno sostegno alla consigliera Vallino e al suo operato, sottolineando che, fatte salve le ben note differenze di ruolo tra consiglieri e controllori, rientra nei titoli di un consigliere esprimere perplessità e sollevare obiezioni qualora ci si trovi di fronte ad operazioni dubbie.
La politica dovrebbe essere soprattutto ascolto e risoluzione dei problemi in nome del bene comune. Siamo invece, purtroppo, abituati a vedere e a pensare alla politica come a una continua lotta tra fazioni o categorie sociali: destra vs sinistra, partiti vs movimenti, ricchi vs poveri, indigeni vs stranieri e così discorrendo. Come se non potessero esistere iniziative da portate avanti insieme da maggioranza e minoranza semplicemente ragionando nell'interesse della comunità e della collettività.