Elisabetta Ballurio deve proprio aver combinato qualcosa di grosso all’interno del suo partito/coalizione. Il suo sta diventando un caso degno della penna di Kafka.
Che noi della minoranza prendiamo le difese di un componente della maggioranza può sembrare strano ma, siccome crediamo in una politica capace di ascoltare tutti e non limitata ad una competizione aprioristica, eccoci qua, a dire la nostra.
Fortunatamente, con il voto di giovedì sera, si è chiusa la vicenda dell’elezione del Presidente del Consiglio Comunale, così come si sarebbe potuto tranquillamente fare nella seduta della settimana precedente se un componente della maggioranza non avesse voluto lanciare chissà quale oscuro segnale alla nuova amministrazione.
Comportamenti che sanno di stantio, soprattutto se messi in atto in una società con i nervi scoperti a causa di problemi sui quali è meglio non scherzare.
Noi di Viviamo Ivrea crediamo sia necessario un cambiamento ed un salto di qualità nelle modalità di “fare politica” e crediamo anche sia necessario farlo in fretta.
Renato Accorinti, pacifista, attivista della difesa dei diritti civili, dell'ambiente e della lotta alla mafia è il nuovo Sindaco di Messina. E’ entrato a piedi nudi in Municipio con le lacrime agli occhi e si è commosso ricordando che spesso, per le sue battaglie per i diritti civili, era stato cacciato proprio da quel Comune del quale è ora diventato il primo cittadino e che dovrà governare nei prossimi cinque anni.
Non ci interessa esprimere in questa sede un giudizio sulla persona e sulla sua entrata in scena, vagamente venata di populismo quanto, piuttosto, evidenziare che questa elezione è di portata storica e dimostra che il livello della mala-politica dei partiti sta arrivando ai minimi termini.
In tempi di crisi si dovrebbero ridurre consumi e spese ed invece ad Ivrea sta accadendo un fenomeno singolare: scompaiono enti, istituzioni, servizi pubblici.
Volendo citarne qualcuno: l’Agenzia delle Entrate si trasferirà, fino a data da destinarsi, a Ciriè. Motivo del trasloco: l’amianto. E se ne accorgono solo ora? Ricordiamo che si tratta di edifici olivettiani parzialmente ristrutturati prima di essere utilizzati come uffici. Allora l’amianto non c’era?
Qualche anno fa abbiamo perso, in cinica sequenza, i corsi universitari del Politecnico, di Scienze Politiche e di Scienze della Comunicazione. Ha parzialmente fermato l’emorragia l’insediamento di un corso di laurea triennale in Scienze infiermeristiche anche grazie ad un ente creato appositamente per studiare nuovi possibili insediamenti universitari, master, corsi specialistici, ecc.: l’Associazione per gli insediamenti universitari. Ora dopo cinque anni di sostanziale inattività i responsabili di tale inerzia ne chiedono la chiusura.
Il mondo è in una fase socio-politica critica da decenni, l’Italia non va certo meglio. La speranza dell’uomo qualunque è che, almeno in ambito locale, le cose vadano meglio, ci sia più attenzione ai problemi “reali” dei cittadini. A sentire le promesse fatte in campagna elettorale si potrebbe effettivamente pensare che sia così, a forza di sentir parlare di: attenzione ai bisogni, riavvicinamento delle istituzioni ai cittadini, ritrovata capacità di ascolto, processi decisionali condivisi.
La dura realtà del post-voto ci dice esattamente il contrario, siamo al conservatorismo alla stato puro. Le vecchie abitudini non si perdono mai, neanche le peggiori.
Messa alle spalle la tornata elettorale e la composizione del nuovo Consiglio Comunale siamo alle prime battute della nuova amministrazione che dovrà governare la città nei prossimi cinque anni.
Sappiamo, ed è stato ribadito da tutte le parti in causa in campagna elettorale, di essere in un periodo particolarmente complicato dove il lavoro, la ripresa economica e lo sviluppo sostenibile dovranno essere messi al centro del dibattito e affrontati senza tentennamenti. Probabilmente proprio in quest’ottica si sarebbe dovuta affrontare la composizione della nuova giunta comunale ed invece abbiamo rivisto i soliti vecchi schemi. Era stata proposta alla popolazione, dall’attuale maggioranza, continuità e innovazione: è rimasta quasi solo la continuità. Era stata proposta partecipazione ed invece le scelte degli assessori sono state fatte nelle “fumose stanze” piuttosto che ascoltare il parere degli elettori che, con il voto di preferenza, sono stati sufficientemente chiari.
Abbiamo ormai superato i fatidici cento giorni dalle elezioni comunali del 26 e 27 maggio, ma delle tante promesse fatte in campagna elettorale non abbiamo ancora visto traccia e non ci pare ci sia nulla all’orizzonte.
Eppure la maggioranza uscita dalle urne è assolutamente autosufficiente con in più lo strapotere del PD sull’intera coalizione. Quattro assessori su cinque sono gli stessi della precedente legislatura, anch’essi in quota PD, salvo una. Tutte condizioni che, come molti cittadini hanno creduto, avrebbero potuto garantire una legislatura finalizzata a raccogliere quanto seminato nei cinque anni precedenti. Un quinquennio nel quale si sarebbero potute porre le condizioni per risvegliare dal torpore una città addormentata, chiusa su sé stessa e con sempre meno peso nelle dinamiche politiche locali come in quelle extra-territoriali. Questo se qualcuno si fosse preoccupato di seminare. Un bravo contadino infatti sa che se non semina e non cura con attenzione i propri campi il raccolto sarà scarso. Non avendo la scienza infusa, poi, il nostro contadino, quando non capisce qualcosa e non sa come comportarsi su un determinato argomento, si appoggia al resto della comunità nella quale vive ascoltando esperienze, saperi, consigli.
Per questa domanda, che molti si pongono, esistono molteplici risposte. Lungi da noi proporre una soluzione univoca maturata da un approfondimento storico-scientifico, proviamo a rispondere cosa è “per noi” la politica. Da persone semplici.
Senza partire dalla “polis” greca e dal pensiero di illustri eruditi, che hanno coniato le più dotte ed illuminate tesi, noi partiamo dicendo che la politica dovrebbe essere prima di tutto ascolto.
Noi crediamo che la politica sia ascoltare i cittadini per capirne i bisogni, le esigenze, le paure, le necessità e le aspirazioni.
Sabato 14 settembre, a Cascine di Romano, abbiamo avuto la fortuna di assistere ad una prolusione di padre Leonardo Boff, il famoso teologo brasiliano della liberazione che si è sempre schierato dalla parte dei poveri, scontrandosi ripetutamente con le gerarchie vaticane tanto da subire anche un processo dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 1984 il cui prefetto, a quel tempo, era il futuro papa Joseph Ratzinger.
Ascoltandolo mi sono immediatamente ritornati in mente gli interventi di altri grandi pensatori contemporanei, che ho potuto ascoltare dalla loro viva voce, come Alex Zanotelli, Enzo Bianchi, Frei Betto, Vandana Shiva e aggiungo anche Carlo Petrini.
Quello del probabile trasferimento da Ivrea dell’Eurojazz Festival, che si teneva nelle città eporediese da ben 34 anni, è solo l’ultimo degli episodi che evidenziano una stagione di declino e di depauperamento territoriale non solo economico ma anche culturale, sociale, politico partito da lontano e che pare non fermarsi mai. Notizie dell’ultima ora dicono che forse si farà l’apertura ad Ivrea, o forse no, con tutta una serie di rimpalli tra organizzazione dell’evento e amministrazione cittadina. A noi di Viviamo Ivrea non interessa dare ragione all’uno o all’altro quanto, piuttosto, evidenziare come questo ennesimo episodio segnali una assoluta mancanza di programmazione, di progettazione di chi governa la città. Una fase di stagnazione delle idee che dura ormai da troppo tempo. Crediamo sia chiaro a tutti che, se una qualunque fase di recessione non viene affrontata nei tempi giusti, si rischia di superare quella linea di confine oltre la quale una qualsiasi ripresa diventerebbe irraggiungibile.